Week-end goloso
E’ una terra di sapori forti e di tradizioni antiche, quella che si stende tra i Monti Cimini e i Monti Sabini. Tra le terre di Viterbo e la grande provincia romana, cuore geografico del Lazio, si trovano alcune delle capitali enogastronomiche della regione che, nel mese di novembre, alle soglie della stagione invernale, celebrano i loro principali prodotti, i tesori delle loro terre. Olio e vino sono protagonisti della tavola italiana e qui, a poco più di un’ora di strada dal centro di Roma, nei weekend di novembre, vengono celebrati con due tra le feste più sentite d’autunno. Inizia da Vignanello il nostro tour in terra laziale. Antico dominio dello Stato Pontificio, è situato a poco meno di 400 metri sul livello del mare, presenta un caratteristico centro storico - con l’abitato originario che si è sviluppato su di un lungo colle delimitato da due vallate bagnate da due corsi d’acqua - e confina con il borgo di Vallerano, che raggiungiamo dopo una breve passeggiata. Ceniamo al ristorante Al Poggio dove iniziamo con l’antipasto, i marroni con lardo, finocchio e miele di castagno, proseguiamo con un piatto di gnocchi di castagne al ragù di cinghiale, per chiudere con un’arista ai marroni di Vallerano, il tutto accompagnato da un vino rosso locale dal sapore asciutto, caldo e armonico come il Vignanello rosso riserva Doc. Per la notte torniamo a Vignanello, al B&B Casa delle Meraviglie, una villa immersa nel verde dei castagni.
E’ la Festa dell’olio e del vino novello ad animare il weekend di Vignanello tra itinerari del gusto e rievocazioni di antichi mestieri, cortei in costume e musica. L’importante appuntamento autunnale della località della Tuscia viterbese è un’occasione per fermarsi alle tipiche cantine vinicole della zona o fare tappa negli oleifici locali per assaggiare e acquistare una bottiglia d’olio. Festa dell’olio e del vino novello che è un’ottima occasione per scoprire ed esplorare, accompagnati da guide e esperti del luogo, i più caratteristici luoghi del borgo, tra cui la chiesa Collegiata di Santa Maria della Presentazione, costruita tra il 1710 e 1723 per volere del principe Francesco Maria Ruspoli, feudatario di Vignanello, e dello zio cardinale Galeazzo Marescotti, i Connutti, i cunicoli che si sviluppano nel sottosuolo del paese, e il castello Ruspoli con il suo bel giardino rinascimentale, considerato tra i più belli d’Europa. Lasciamo Vignanello per raggiungere Civita Castellana, dopo una mezz’ora di strada che sfiora il centro di Fabbrica di Roma. Appoggiata su uno sperone di tufo che si protende tra due profonde gole formate dagli affluenti del fiume Treja, Civita Castellana era, in epoca preromana, la capitale dei Falisci, il nome con il quale i Romani indicavano un antico popolo dell’Etruria meridionale. Ci fermiamo per il pranzo al ristorante Beccofino per gustare un piatto di tagliata di manzo alle erbe, per dedicare il pomeriggio alla scoperta del borgo storico di Civita Castellana e a qualche acquisto dei suoi prodotti tipici. Civita Castellana è tra i più importanti centri di produzione artigianale e industriale della ceramica, grazie alla vicinanza di cave di argille refrattarie e caolino. Per gli appassionati di vasellame, mattonelle dipinte e monili è d’obbligo una fermata alla bottega di ceramiche d’arte Mastro Cencio, laboratorio artigiano, scavato nel tufo, di ceramica di qualità. Per i golosi ci sono la pasticceria La Pastarella, laboratorio artigianale dove assaggiare e acquistare dolci tipici locali e non, e la pasticceria Natili, che propone prodotti di biscotteria, torte e pasticcini. Funghi, formaggi e salumi alla Norcineria Artigiani dei Sapori, e tante prelibatezze, con piatti pronti della tradizione locale, alla gastronomia Le Ghiottonerie di via Roma. Dopo la visita alle botteghe della città è d’obbligo una fermata alla Rocca dei Borgia, o Forte Sangallo, interessante esempio di architettura rinascimentale, costruita su ordine di Alessandro VI Borgia, che ospita il Museo archeologico dell’Agro Falisco, ricca raccolta di reperti archeologici dell’area laziale tra il lago di Vico, Orte, la sponda del Tevere e il monte Soratte, dove ampio spazio è dato alla raccolta di ceramiche. Cena al ristorante da Erminio alla Ghiacciaia, tempio della cucina civitonica e viterbese, dove ci gustiamo un appetitoso piatto di pappardelle al cinghiale e una tagliata ai funghi porcini, annaffiando il tutto con un vino della Tuscia, un Colli Etruschi Viterbesi Grechetto rosso.
Per la notte ci fermiamo all’elegante Palace Hotel Relais Falisco, ospitato in un antico palazzo del Seicento situato nel centro storico.
La domenica mattina è da dedicare ai tesori architettonici della città. Passeggiando tra i vicoli del centro giungiamo alla medievale Cattedrale di Santa Maria Maggiore, dalla facciata a capanna che presenta un piccolo rosone a dodici raggi, preceduta da un portico, caratteristico dell’architettura romana medievale. A due passi dal Duomo, nella centralissima piazza Giacomo Matteotti, dalle caratteristiche architettoniche attribuibili al periodo compreso tra il XIV e il XIX secolo, sorge la Fontana dei Draghi, costruita durante il pontificato di Gregorio XIII nel 1585 con lo scopo di decorare la piazza e aumentare l’accesso idrico, contraddistinta da quattro draghi dalle cui bocche, una per lato, esce l’acqua che riempie la vasca, sormontata da una più piccola che scola nella sottostante. Da vedere anche il Museo della Ceramica Casimiro Marcantoni, allestito all’interno dell’ex chiesa di San Giorgio, che celebra la storia del centro laziale dalla fine del ‘700 fino alla seconda parte del ‘900. Sulla strada che uscendo dal borgo antico porta alla via Flaminia, sorge la chiesa più antica di Civita Castellana, Santa Maria dell’Arco o del Carmine, oggi gestita dalle suore di clausura che vivono nel vicino convento. Ci fermiamo per il pranzo presso il ristorante La Giaretta dove ci gustiamo un altro dei piatti tipici locali, la zuppa di fagioli e porcini, per ripartire poi alla volta dell’ultima tappa del weekend, il borgo di Montelibretti. Lasciamo le estreme propaggini meridionali del viterbese per raggiungere il piccolo centro delle terre di Roma Capitale. Un’ora scarsa di viaggio tra le campagne laziali fino a giungere alle pendici occidentali dei Monti Sabini, in una Montelibretti in festa per la sagra “Pane, olio e…”, occasione per assaggiare il prodotto tipico locale, l’olio extravergine di oliva e visitare i frantoi della zona. Olio ma anche pane, altro apprezzato prodotto del borgo, anch’esso assolutamente da assaggiare, e i prodotti tipici del territorio come il “frittello con broccolo” e la “salsiccia con pitarta”, aromatizzata al coriandolo. Situato su uno sperone roccioso tra la valle del Tevere e quella del Fosso Carolano, Montelibretti è un piccolo centro circondato dai boschi e dai frutteti dove si producono, oltre alle olive, ciliegie, pesche, fichi, albicocche e prugne. Il centro abitato propone, tra le sue principali emergenze architettoniche, il suggestivo Palazzo Barberini, risalente al XVII secolo, e la chiesa parrocchiale San Nicola da Bari, eretta nel 1535 e ristrutturata nel 1773, che custodisce i dipinti “Madonna in trono con Bambino” e “Santi Domenico e Caterina” del 1600, mentre in località Colle del Forno, sono stati individuati i resti di una necropoli etrusca, in parte custoditi nel museo nazionale di Copenaghen. Il weekend si chiude alla Tenuta La Salvia della vicina Palombara Sabina, altro centro caratteristico della zona, agriturismo a pochi minuti da Montelibretti, dove con un misto di carni alla brace e un buon vino rosso locale celebriamo e chiudiamo l’indimenticabile weekend nelle terre etrusche laziali.