Se le forme dell’acqua sono infinite, tanti quanti sono i recipienti che possono contenerla, anche la sua composizione la rende ogni volta differente: salata quella del mare, dolce quella di laghi, fiumi, torrenti e cascate, dall’odore intenso quella termale, dall’alta mineralità quella di sorgente. Nella nostra Penisola, con i suoi oltre 8mila chilometri di coste, l’acqua dà vita a realtà di bellezza incredibile, diventando la fondamentale protagonista di scorci suggestivi e panorami che spopolano sui social. Per questo itinerario “liquido” abbiamo scelto tre contesti molto particolari e senza dubbio affascinanti, diversissimi tra loro ma assolutamente iconici, accomunati anche da un’offerta enogastronomica golosa, caratterizzata da prodotti famosi che da soli valgono il viaggio. Partiamo allora, dall’estremo nord-ovest del Belpaese, in Valle d’Aosta, per fermarci poi nella Toscana da cartolina e, infine, dirigerci verso una Sicilia inaspettata e fuori dalle rotte comuni del turismo più classico.
Ha tutto il fascino di un borgo medievale di montagna, Arnad, con le antiche case in pietra raccolte lungo stradine acciottolate poco distanti dallo scorrere argenteo della Dora, il più classico dei fiumi di montagna, attraversato in questo tratto dallo scenografico ponte settecentesco di Echallod. Passeggiando per il grazioso abitato si incontrerà sicuramente anche la chiesa romanica di San Martino, dal bellissimo portale risalente all’Anno Mille, mentre appena fuori meritano una visita sia il trecentesco santuario della Madonna delle Nevi, rimaneggiato nel Seicento e immerso tra castagni secolari, sia il castello Vallaise, raro esempio di Barocco valdostano, dalla bella mole imbiancata a calce e dagli interni affrescati. Ma ad Arnad lo charme ha anche un risvolto goloso, che ha il sapore delle antiche tradizioni tramandate di generazione in generazione, per mantenere vive le conoscenze degli avi, preservarle e valorizzarle dando la giusta continuità al patrimonio del passato. Patrimonio che qui ha il sapore speziato del lardo, dichiarato Dop e considerato tra le eccellenze italiane, stagionato con sale e aromi di montagna, seguendo antiche ricette ancora segrete.
è forse uno dei borghi più coreografici dell’intera Penisola, Bagno Vignoni, con l’immensa e antica vasca in pietra color ocra, da dove sgorga acqua termale caldissima – le sue proprietà sono note fin dal tempo di Romani ed Etruschi e apprezzate, in tempi “più recenti”, anche da Lorenzo il Magnifico e Caterina da Siena, tra gli altri –, che ne domina il cuore dell’abitato occupando letteralmente la cinquecentesca piazza centrale – chiamata non a caso “piazza delle sorgenti” – bordata da storici edifici in pietra che, con la loro uniformità cromatica, ne esaltano il fascino. Siamo nel cuore della Val d’Orcia – e a due passi dal tracciato della Via Francigena – con il suo paesaggio iconico scandito da declivi e colline ammantate di filari di pioppi e vigne di Sangiovese – Montalcino e Montepulciano e i loro rossi corposi sono a una manciata di chilometri – e con la sua gastronomia ricca di prodotti sfiziosi, dal pecorino di Pienza ai pici tirati rigorosamente a mano e conditi con ragù di chianina o d’oca, dalle famose chiocciole locali, via via fino all’irresistibile Panforte.
Spostiamoci ancora verso sud e raggiungiamo la Sicilia, o meglio, la sua costa sud-occidentale, per andare alla scoperta di un paesaggio che lascia davvero a bocca aperta, dove l’acqua c’è ma viene fatta evaporare: le saline del trapanese, distese di bianco accecante incastonate in quello che è chiamato lo Stagnone, una laguna di acqua salmastra dalla quale emergono mulini a vento dal tetto colorato super “instagrammabili”, soprattutto quando il tramonto li colora di arancio. Se l’Isola di Mozia merita una visita per i suoi misteriosi siti archeologici – una parte dei quali è visibile in trasparenza, coperta dalle basse acque della laguna – la meritano anche le vicine Marsala, con il bel centro storico, i resti di una nave punica e le famose cantine nelle quali si produce il famoso vino omonimo, e Mazara, con la kasbah araba, l’imponente cattedrale e il museo dedicato al Satiro Danzante, forse la più bella statua bronzea che il mare ci ha restituito. Mazara è anche la patria del pregiatissimo gambero rosso: non è possibile andarsene senza averlo assaggiato, magari crudo, con appena una spruzzata di pepe.
di Simona PK Daviddi