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e-borghi travel 43, Speciale turismo attivo e slow: Laos, polis della Magna Grecia calabra

Quante storie hanno da raccontare i siti archeologici e i borghi della Calabria. Ancora poco conosciuti e poco valorizzati custodiscono un patrimonio artistico dal valore sconfinato, frutto dell’incontro dei tanti popoli che, in epoche diverse, approdarono su queste coste portando la propria cultura. Immensa fu ad esempio l’eredità lasciata dai Greci, che chiamarono questa terra “Kalón-bryōn”, ovvero “che fa sorgere il bene” per la sua straordinaria fertilità. Furono loro a fondare poleis che divennero presto protagoniste della storia. Una delle più fiorenti fu Laos, sorta attorno al VI secolo a.C. sulla riva destra del fiume Laos, un fiume dal corso impetuoso, che segnava il confine tra Lucani e Bruzi, oggi frequentato da appassionati di rafting e canoa. Le vestigia di questa città resa leggendaria dalle testimonianze degli storici antichi oggi coincidono con i resti del Parco Archeologico di Laos, un’area di sessanta ettari che ricade nel comune di Santa Maria del Cedro, nel cuore della Riviera dei Cedri.

Santa Maria del Cedro, il borgo noto per le cedriere sul lago

Santa Maria del Cedro è un borgo dell’Alto Tirreno Cosentino a ridosso della Riviera dei Cedri, nota per il suo intreccio di spiagge e scogliere che in alcuni tratti precipitano in picchiata nel mare cristallino. Deve il suo nome alla coltivazione del cedro, agrume di origini antichissime che in questo territorio ha trovato il suo habitat naturale. È infatti qui che ancora oggi i rabbini provenienti da tutto il mondo arrivano per selezionare di persona il frutto sacro che viene utilizzato per celebrare la festa di Sukkot. Un prodotto pregiato che oggi plasma tutto il paesaggio attorno al borgo, posto alla fine di una vallata verde di cedriere, da cui durante l’estate si diffonde un profumo intenso e unico. Sebbene l’attuale Santa Maria del Cedro sia stata fondata solo nel Seicento, scavi archeologici hanno rivelato che tutta l’area era abitata in epoca molto più remota. Ne sono una testimonianza i resti della leggendaria Laos, nella frazione di Marcellina, oggi al centro di uno dei percorsi archeologici più suggestivi della Calabria.

La storia degli scavi

Le prime vestigia di Laos riaffiorarono nel 1929, quando dei lavori stradali riportarono alla luce le mura di cinta dell’antico abitato di cui nei secoli si erano perse le tracce, ma che secondo Strabone era grande quanto Pompei. Tradizione vuole che a fondarla furono gli abitanti di Sibari, fuggiti dalla distruzione della loro città, avvenuta nel 510 a.C. Sebbene la colonia fosse presto diventata importante e avesse addirittura cominciato a coniare moneta in autonomia, la sua vita non fu affatto facile. Fu conquistata dai Lucani e conobbe una fase di decadenza già nel III secolo a.C. a causa della guerra tra Roma e Cartagine. La realizzazione del sito archeologico di Laos, uno dei più ampi e interessanti di tutta la Calabria, risale invece al 1994, quando una serie di scavi portò all’individuazione dell’impianto urbano antico e di alcune strutture dell’epoca. In questa occasione l’area fu recintata, fu realizzato il percorso di visita che ricalca il reticolato viario originario e venne restaurato un edificio oggi adibito ad Antiquarium.

I tesori da non perdere

Le campagne di scavi hanno finora riportato alla luce parte della cinta muraria e i resti di cinque edifici di un certo valore. Tra questi vanno segnalate la Casa del Mosaico, il cui nome deriva da un pavimento a mosaico con tessere di colore azzurro, e la Casa con la Rampa, che deve la denominazione al particolare accesso fatto di lastroni di pietra. Non tutti i reperti scoperti in questo sito hanno però trovato collocazione nella piccola sede museale. La maggior parte di essi è conservata nel Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, dove si trova la Panoplia di Laos: un’armatura di cavaliere risalente al IV secolo a.C. La straordinarietà del ritrovamento sta nella completezza del corredo, composto da un elmo crestato, una corazza raffigurante Medusa, schinieri di bronzo, una cuspide di lancia, un diadema aureo e altri preziosi accessori. Secondo lo storico Strabone nella polis sorgeva anche un santuario di Draconte, ma la reale collocazione di questo tempio è ancora avvolta nel mistero.

Di Amina D’Addario

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