Chiese e castelli, golfi e montagne, borghi e boschi. È di questa materia varia e viva, che è fatto il Cammino Basiliano, percorso tra Calabria e Basilicata pensato per restituire intatto alla contemporaneità il fascino millenario dei passi lenti e silenziosi dei monaci antichi, sulle orme di San Basilio. Un viaggio 81 volte da camminare, tante quante sono le tappe di questo ghirigoro di strade che tiene insieme la storia e le storie incise nell’anima verace del Sud, per oltre mille e cinquecento chilometri di arte, paesaggi, sentieri e religioni, che oggi l’Associazione Cammino Basiliano promuove e tutela. Con tanto di “passaporto” per chi lo compie, come ogni Cammino che voglia davvero dirsi tale. In Calabria, il percorso si snoda tra Rocca Imperiale, nell’Alto Ionio, fino allo Stretto che da Reggio Calabria guarda a Messina. Da qualche tempo, poi, anche la Basilicata ha portato al progetto il suo contributo di strade e bellezza, con otto tappe che completano il viaggio e l’abbraccio ideale allo Ionio che questa gemma del turismo slow vuole raccontare al mondo. Eccole.
La prima tappa “lucana” del Cammino collega due borghi – Lauria e Castelluccio Superiore – e due valli ricche di vestigia greche, romane e medievali. Due valli che hanno in comune storie e paesaggi, e che raccontano di santi e beati, ammiragli e grand’uomini, contadini e politici. Lauria, nella Alta Valle del fiume Noce, è a pochi chilometri da Maratea e dalle coste del Tirreno. Da qui, il cammino è tutto verso Oriente. E il borgo sembra saperlo, tra eremi e grotte, chiese e castelli, con testimonianze di vita dei santi e predicatori che qui hanno incontrato Dio. A far da sfondo ai passi, montagne e foreste rubano lo sguardo, mentre le aree coltivate e le case tra i campi ricordano la mano dell’uomo. Castelluccio Superiore, meta della prima tappa, è abbarbicato alle falde del Cozzo Pastano, come un balcone sulla Valle del Mercure: un piccolo e variopinto insieme di case, che sembrano accatastate una sopra l’altra, guardano le alte cime del Massiccio del Pollino, tra le mille fontane e la chiesa Madre di Santa Margherita.
Questo tratto del Cammino, suddiviso in due tappe, si sviluppa tutto nella valle del Mercure e del Lao. Nella prima parte si passa per Castelluccio Inferiore – medievale e pieno di vicoli, coi suoi “vicinati” – e il paesaggio regala ampie vedute che si innalzano dai campi coltivati su, fino ai paesini arroccati sui costoni delle pendici del Pollino. Il percorso si snoda tra foreste di cerro e borghetti. È da qui che si arriva a Rotonda, con la mulattiera secolare. Da qui l’orizzonte diventa sconfinato: e i colori, degni del più grande dei pittori, rendono ancor più preziose le quinte di questo teatro naturale. Si raggiunge la cappella della Madonna di Costantinopoli e poi si sale ancora - tra vicoletti e scalinate - fino alla Croce, nel punto più alto di Rotonda. Da qui la seconda delle due tappe: si va a Viggianello, paese di chiese e di laure, i gruppi di celle monastiche con la chiesa in comune. Tra gli edifici di culto, notevoli quelle dedicate a San Nicola, a Santa Caterina d’Alessandria e a Santa Maria della Grotta.
Nella prima parte di questa tappa il cammino si eleva allontanandosi da Viggianello, dalle sue chiese e dalla sua valle, quella del Mercure, per entrare in quella più piccola del Frido. Alla vista si alternano frazioni abitate e campi coltivati, praterie e aree boschive. Si percorre una strada provinciale, ma il traffico quasi non c’è, come per rispetto verso il Cammino. Una volta arrivati a Colle Lacco, sopra le poche case della frazione di Torno di Viggianello, si apre un altro scenario dove a far da padroni tornano i monti, posti a ventaglio a far da corona alla valle del Frido. Anche qui si attraversano piccole frazioncine con pochi abitanti, sempre cordiali e felici di scambiare qualche parola e un sorriso con i camminatori. Infine, la salita al santuario della Madonna del Pollino: un po’ impegnativa, su per la stradina interpoderale, utilizzando anche l’antica mulattiera dei pellegrini. Il premio? È l’arrivo in un luogo che, come pochi altri, sa raccontare l’arcano misterioso ed eterno della fede.
Il santuario della Madonna del Pollino è un luogo di silenzio. E di bellezza. Sorge nella frazione di Mezzana, nel comune di San Severino Lucano, a ben 1.537 metri di altezza, su uno sperone roccioso, e nasce da un’apparizione di inizio Settecento, e da una statua della Vergine misteriosamente ritrovata da due donne. Ancora oggi, in tre momenti dell’anno, si svolgono i festeggiamenti in ricordo di questi miracoli. Il santuario è in realtà una chiesa romanica, a tre navate, con annessi sacrestia e dormitorio. È partendo da qui che - avventurandosi tra i boschi del Pollino, le sorgenti di acqua limpida, le timpe e le rocce - si può giungere a Terranovella di Noia, odierna Terranova di Pollino. Il borgo ha una struttura urbanistica a “cintura” e circonda il monte, con file di case che corrono parallele lungo la fine della strada che arriva alla seicentesca chiesa dedicata a San Francesco di Paola, con la bella pala raffigurante la Madonna del Rosario, circondata da 15 pannelli con i misteri del Santo Rosario e dalla pregevole statua del santo titolare dell’edificio.
E' un percorso nella natura nella sua versione più verace, quello che da Terranova del Pollino arriva ad Alessandria del Carretto. Tra la mano dell’uomo e la forza della montagna, ci si muove in una costellazione di paesini e nell’alternarsi armonico di fiumi e valli, ponti e forre, strade e boschi. Fino ad arrivare al borgo di Alessandria del Carretto, nata dalla volontà del marchese Alessandro Pignone del Carretto e dei contadini di tanti secoli fa, desiderosi di aumentare la superficie agricola e i terreni coltivabili della zona. Oggi il borgo conserva tradizioni antiche come il Carnevale e la festa della Pita e del patrono Sant’Alessandro Papa e Martire, in procinto di essere riconosciuta come Patrimonio Immateriale dell’Unesco e nata da un leggendario boscaiolo che trovò, all’interno del tronco di un abete bianco, l’immagine del Santo decapitato. Notevoli anche il Museo del lupo, quello dedicato a Guido Chidichimo, primo medico italiano ad aver eseguito un intervento a cuore aperto, e l’orto botanico.
Da Terranova di Pollino e da Madonna del Pollino partono le ultime due tappe, che chiudono in bellezza il tratto lucano del Cammino Basiliano. La prima porta a San Lorenzo Bellizzi, con la chiesa Madre di San Lorenzo Martire, la cappella Madonna del Carmine, la chiesa del Crocifisso, la chiesa di S. Anna e i resti degli antichi mulini. È una bellissima passeggiata, che corre a cavallo di due versanti: da una parte la valle del Sarmento, più e meno dolce, con case e campi ad alternarsi davanti allo sguardo con i boschi di querce; dall’altra, appena giunti a Serra Scorsillo, appare un versante severo, di grandi montagne di roccia. In lontananza, come fessure intagliate nella roccia, le Gole del torrente Raganello. E, lì in fondo, il golfo del Mar Ionio. L’ultima tappa, infine, dal santuario arriva a Civita, e ricalca a ritroso l’antico percorso di pellegrinaggio che la comunità civitese ha da sempre percorso per recarsi, in occasione della ricorrenza della festa, al luogo di devozione. Una bellissima tappa tra foreste, punti panoramici, canyon e alberi.
Di Gianluca Miserendino