Il paragone del territorio salentino con i favolosi atolli dell’Oceano Indiano non è affatto esagerato: il “tacco” d’Italia, infatti, con i suoi duecento chilometri di coste, vanta spiagge di sabbia soffice e bianchissima e un mare dalle acque trasparenti con cromie che spaziano dal turchese all’acquamarina, dall’azzurro intenso allo smeraldo più puro. Se Marina di Pescoluse, con i suoi quattro chilometri di sabbia candida, è l’emblema delle Maldive salentine, sono in realtà innumerevoli le spiagge da sogno che si incontrano in questo angolo d’Italia, ognuna diversa dall’altra e tutte ugualmente seducenti. Qualche esempio? Torre dell’Orso, con la sua mezzaluna di sabbia incastonata tra due scogliere e la coppia di faraglioni candidi a fare da sentinella nell’acqua cristallina; il complesso di spiaggette e grotte della Poesia Grande e della Poesia Piccola, regno dei tuffatori e degli amanti del mare limpidissimo; e ancora, la spiaggia di Torre Guaceto, una riserva naturale selvaggia “protetta” da un’antica torre di avvistamento, e quella di Punta Prosciutto, un piccolo Paradiso.
Il mare è il protagonista indiscusso di un viaggio in Salento e sono numerosi i borghi affacciati sul blu. Uno di questi è la bianca Ostuni, un gomitolo di case candide e di palazzi in pietra color ocra arroccati su tre colli a una manciata di chilometri dalla costa. Le stradine del centro storico svelano dimore nobiliari, portoni di preziosa fattura e chiese di rara bellezza, tra le quali, troneggiante sull’intero abitato, spicca la cattedrale quattrocentesca in stile romanico-gotico. Il bianco delle case di Ostuni richiama un altro bianco, altrettanto tipico e distante appena una mezz’ora di auto, quello dei trulli di Alberobello e delle cummerse - abitazioni strette e alte dai tetti spioventi - di Locorotondo, due borghi unici al mondo. Tornando invece verso il mare, tra le diverse spiagge merita quella di Torre Pozzella, un susseguirsi di calette circondate dalla macchia mediterranea: una bellezza selvaggia e incontaminata resa particolare dai numerosi pozzi di acqua piovana che affiorano e da una torre di vedetta cinquecentesca, chiamata affettuosamente dalla popolazione locale “torre sgarrata”.
Cambia atmosfera a seconda delle ore del giorno e delle stagioni, il borgo di Gallipoli, che si allunga come la prua di una nave su un mare - siamo sullo Ionio - celeste e caraibico, bordato da spiagge “cittadine” frequentatissime. La mattina,le sue strade lastricate sono popolate dai locali di ritorno dal mercato del pesce - allestito nell’originario fossato del castello - e durante il giorno il centro storico è affollato da amanti di arte e architettura alla ricerca dei tesori barocchi del territorio. Di sera, invece, Gallipoli è un borgo marinaro
che offre una movida senza pari con ristorantini, locali notturni glamour e discoteche nelle quali tirare l’alba. Non solo. A Gallipoli l’imponente castello - che sembra ergersi dal mare con i suoi possenti torrioni - e la cattedrale di Sant’Agata, dalla facciata elaborata come il più prezioso dei merletti, lasciano letteralmente a bocca aperta, invitando a scoprire il resto del centro storico con il ritmo slow che la bellezza merita.
È il punto più orientale della Penisola, Otranto, e molti legheranno il nome dello splendido borgo cinto da mura antiche al primo romanzo gotico della storia della letteratura moderna, The Castle of Otranto di Horace Walpole. Benché il romanzo sia frutto della fantasia e sia difficile riconoscervi la deliziosa cittadina, Otranto un castello ce l’ha davvero: un maniero aragonese risalente alla fine del Quattrocento e oggi trasformato in una turrita sede di mostre culturale e di esposizioni, che domina il composto dedalo di viette del centro storico.
Storia e miti si fondono anche sulle scenografiche spiagge che incastonano il borgo, prima fra tutte quella appartata di Porto Badisco, delimitata da cespugli di profumata ginestra e lambita da un mare azzurro intenso, che diventa blu cobalto man mano che ci si allontana dalla riva: qui la leggenda vuole che sia approdato Enea, mitico eroe virgiliano in fuga da Troia, mentre la storia racconta di popoli antichissimi, testimoniati dai preziosi graffiti della grotta dei Cervi, considerata la “Cappella Sistina del Neolitico”.
Era la fine delle terre emerse per gli antichi e qui si incontrano e si mescolano Ionio e Adriatico, in un’atmosfera onirica e spirituale al contempo, dove l’altissimo faro - 47 metri, tra i più imponenti d’Italia - domina il borgo marinaro scandito da dimore Liberty (bellissima Villa Episcopo, dalle delicate decorazioni azzurre), stravaganze architettoniche dal sapore moresco (come Villa Daniele), gazebo orientaleggianti e capricci della fantasia (uno su tutti: Villa La Meridiana), mentre a una manciata di passi i pellegrini si accalcano numerosi nella Basilica di Santa Maria de Finibus Terrae, a picco su un mare di onde convergenti e dai toni metallici. Sul lungomare, è ancora una serie di costruzioni ad attirare l’attenzione: si tratta delle “bagnarole”, piccoli capanni costruiti a pochi metri dalla riva che racchiudono piscine naturali scavate tra gli scogli, dove il mare arriva attraverso un minuscolo canale; è qui che le donne di un tempo andavano a fare il bagno lontano da sguardi indiscreti e... dal sole cocente!