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e-borghi travel 39, Speciale torri e fortezze: Oltreconfine: Destinazioni murate e turrite

Torri, manieri e fortezze hanno un fascino romantico e irresistibile e da soli sono in grado di catalizzare flussi importanti di visitatori e decretare il successo di un’intera destinazione. I castelli fortificati in modo particolare, con le torri d’avvistamento e – spesso – le possenti mura, ci raccontano di epoche passate, di battaglie con spade e catapulte, di cavalieri e dame, di assedi e di invasioni: un universo storico risalente principalmente al Medioevo che ha alimentato romanzi epici, film fantasy, giochi di ruolo e leggende. Se questo era ciò che avveniva all’esterno, all’interno le fortezze erano dei microcosmi quasi del tutto autosufficienti, con manciate di casupole abbracciate al castello vero e proprio, che poco avevano a che vedere con la trasformazione successiva dei manieri: quando le invasioni e le guerre intestine non saranno più una minaccia, infatti, i castelli diventeranno sontuose residenze nobiliari, dove le mura e le torri d’avvistamento lasceranno lo spazio a giardini e architetture sfarzose – un paio di esempi su tutti: i castelli della Loira e i fiabeschi manieri della Baviera. Noi abbiamo scelto tre destinazioni “murate e turrite” di indiscussa bellezza e ora ve le raccontiamo.

Dubrovnik: charme veneziano

Partiamo dalla Croazia e da una delle sue perle, patrimonio dell’Umanità Unesco per l’autenticità della sua architettura: è Dubrovnik che, vista dall’alto sorprende per l’uniformità e l’eleganza della sua parte antica, un agglomerato di tetti rossi e di magnifiche case in pietra ancora protetto da possenti mura secentesche e proteso nelle acque cristalline dell’Adriatico. Se un “giro di ronda” – possibilmente con la calda luce del tramonto – lascia letteralmente a bocca aperta, anche le “misure” delle mura sbalordiscono: stiamo parlando di un perimetro di 1.940 metri di muri larghi fino a sei metri e alti 25, intervallati da tre torri rotonde, 12 torri quadrangolari, cinque bastioni, due fortezze, quattro porte cinquecentesche originali – di cui una ancora con il ponte levatoio – e la scenografica fortezza di Sveti Ivan (San Giovanni) che da sola vale la visita e che racconta di quando questi mari erano solcati da orde di pirati. Imperdibile è anche una passeggiata tra i vicoli e le stradine lastricate del centro – tagliato in due dal lungo e dritto Stradun, la via principale – tra bei palazzi gotico-rinascimentali e improvvisi affacci sul mare cobalto.

Gondar: la Camelot etiope

Cambiamo completamente scenario e approdiamo tra gli altipiani africani, in Etiopia, terra di rara bellezza con affascinanti unicum come l’inospitale quanto affascinante Dancalia a cui fanno da contraltare le vaste “ambe” – la parola “amba” in amarico, una delle lingue etiopi, significa altura dalla cima piatta ma anche fortezza di montagna: da qui viene anche il modo di dire italiano “ambaradan”, legato tristemente a un conflitto armato svoltosi nel 1936 –. Se quindi in Etiopia le prime fortezze sono quelle create dalla natura, non mancano spettacolari opere dell’ingegno umano. Infatti, chiunque si ritrovi a Gondar, antica capitale imperiale nel nord del Paese, faticherà a non credere di essere stato trasportato per magia a Camelot: la meravigliosa Fasil Ghebbi, la seicentesca cittadella fortificata protetta dall’Unesco, sembra proprio un angolo d’Europa, con i tesori che cela, primo fra tutti il bellissimo castello dell’imperatore Fasilide – un mix affascinante di influssi nubiani, arabi e portoghesi – che rivaleggia con le rovine del maniero dell’imperatrice Mentewab, con alcuni palazzi notabili e con un paio di chiese suggestive.

Giordania: le fortezze del deserto

Spostiamoci ancora in un territorio completamente differente e dalle alture verdeggianti dell’Etiopia atterriamo sulle infinite distese di sabbia color ocra e rosso intenso del deserto giordano. Benché qui i riflettori siano quasi sempre accesi sull’impareggiabile Petra, la Giordania cela tre scenografici castelli proprio tra le sue sabbie – tanto da essere conosciuti proprio come i “castelli del deserto” –: si tratta di due fortezze omayyadi risalenti all’VIII secolo, mentre la terza risale addirittura al I secolo a.C. a opera dei Romani. Il principesco Castello di Kharana, una sorta di fortino dalla mole rettangolare e possente, aggraziata appena dai torrioncini laterali, appare ancora minaccioso all’orizzonte, con le sue minuscole finestre ricurve, pensate per non far entrare la sabbia, il vento e il sole.

Più piccolo, ma ancora più bello è il castello di Amra – Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1985 –, coreograficamente in rovina ma con splendidi – e quasi osé per la cultura islamica – affreschi alle pareti, soprattutto di quello che era l’antico “bagno”.

Il più antico dei tre manieri, infine, il castello del Walid, è l’unico a essere stato progettato come fortezza, dai Romani nel 63 a.C., e stupisce ancora per i dettagli architettonici in durissimo basalto: proprio la scura pietra ha permesso all’edificio di sopravvivere fino a giorni nostri diventando poi roccaforte omayyade, fortezza dei Crociati – espugnata da Saladino – e persino dimora di Lawrence d’Arabia.

Di Simona PK Daviddi

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