Lo scenario è quello, maestoso e affascinante, delle Dolomiti: siamo in Alto Adige e precisamente alle porte del parco naturale Puez-Odle, ai piedi del Gruppo Sella, in Alta Badia. Qui, una manciata di tipiche case dal tetto spiovente forma il delizioso borgo di Colfosco, l’abitato più elevato di questa porzione di territorio ladino, con i suoi 1.645 metri di altitudine. Tutt’intorno, un paesaggio che muta al cambiare delle stagioni, regalando in ogni momento dell’anno emozioni indimenticabili e panorami da cartolina: boschi color smeraldo e infiniti prati montani fioriti, che in inverno diventano distese candide e soffici di neve, dominati dalle inconfondibili vette protette dall’Unesco. E a proposito di paesaggi “instagrammabili”, appartiene proprio a Colfosco una delle immagini più scenografiche delle Dolomiti: quella della chiesa tardogotica di San Vigilio – se ne ha notizia a partire dal 1419 –, che con il suo bellissimo campanile a cipolla si staglia sullo sfondo del massiccio del Sella.
Relax e attività all’aria aperta si intrecciano a Colfosco, che si tratti di trekking o di ciaspolate, di discese con gli sci a piedi o di scalate delle vie ferrate della zona, o ancora, di giri in bicicletta alla conquista di passi e vette o di “semplici” passeggiate immersi nella natura incontaminata. Ma c’è una proposta assolutamente originale e adatta a tutta la famiglia: la possibilità di passeggiare accompagnati nientemeno che da un alpaca o da un lama! I dolcissimi animali andini – per loro indole docili, curiosi ed empatici –, infatti, diventano i perfetti compagni per escursioni totalmente “stress-free”: la loro andatura tranquilla costringerà anche i camminatori più frenetici che si ritroveranno a condurli al guinzaglio a rallentare il passo, ritrovando ritmi maggiormente in sintonia con il proprio respiro, e a staccare totalmente la spina da pensieri e routine stressanti. E per chi volesse prima familiarizzare con questi splendidi quadrupedi, potrà andarli a trovare direttamente in fattoria a Colfosco, per coccolarli e lasciarsi conquistare dalla loro dolcezza e dalla morbidezza del loro soffice pelo.
Se gli alpaca e i lama sono le inusuali “star” di Colfosco, per quanti sperassero invece di incontrare qualche animale dolomitico nel suo habitat naturale, i quattrocento chilometri di sentieri dell’Alta Badia – di differenti livelli di difficoltà e a un’altitudine compresa tra i 1.200 e i 3.250 metri, ma tutti ad alto tasso di fascino – riserveranno certamente qualche incontro inaspettato: non è raro, infatti, avvistare cervi, camosci, stambecchi e caprioli, ma anche scoiattoli, tassi, martore, volpi e persino orsi bruni, mentre chi dovesse optare per una passeggiata in notturna, sono numerose anche le specie di rapaci che abitano questi territori. Complice una flora altrettanto ricca e affascinante in ogni stagione, ma soprattutto in primavera, quando i prati diventano distese di crocus bianchi e viola, per lasciare poi il posto al giallo tarassaco, mentre nei boschi – all’ombra di abeti rossi, pini, faggi e larici – spuntano genziane, rododendri, anemoni, gigli e persino splendide orchidee selvatiche.
Risale al 2009 la nomina delle Dolomiti a Patrimonio Naturale dell’Umanità Unesco e tra le motivazioni di un così prezioso riconoscimento c’è certamente la maestosità delle vette montuose – considerate tra le più belle del mondo anche grazie alla mutevolezza dei loro colori, che cambiano con il passare delle ore del giorno, ammantandosi di lilla all’alba e colorandosi di toni aranciati al tramonto – alle quali fa da corollario un territorio ricco di tradizioni popolari e di antiche usanze tramandate di generazioni in generazione, di quel mix unico che è la cultura ladina che vanta una propria lingua dalle origini ancora misteriose e anche, ça va sans dire, una prelibata enogastronomia; nei ristoranti di Colfosco e dei dintorni – nella vicina Corvara c’è lo stellato La Süa de Michil – è d’obbligo assaggiare i cancì checi (ottimi ravioloni), i crafuns mori (prelibate sfoglie fritte), i canederli – che qui si chiamano balotes – e gli gnoch da zigher, gnocchi al formaggio di capra, accompagnati da una buona bottiglia di Lagrein o di Schiava – vitigni autoctoni a uve rosse – o dagli aromatici bianchi, Gewürztraminer e Müller-Thurgau in primis.
Di Simona PK Daviddi