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e-borghi travel 33, Speciale riserve della biosfera e aree naturali protette: A spasso per l’Ossola

Una foglia d’acero distesa nel cuore delle Alpi - fatta di valli e montagne, borghi arroccati e acque ripide e dolci – colorata di un verde intenso e cangiante, figlia del silenzio millenario. È questo e molto altro, la regione dell’Ossola, scrigno di natura inviolata nell’estremo lembo di Piemonte che guarda alla Svizzera e a una più profonda idea di viaggio. Stretto tra le Pennine e le Lepontine delle memorie scolastiche di ognuno, questo territorio della triplice provincia di Verbano, Cusio e Ossola è capace di ospitare - in 2.260 chilometri quadrati complessivi - due parchi naturali, trentasette comuni e sette valli. E tutti gli elementi del creato, nel loro declinarsi più puro e selvaggio. Tanto che l’organismo posto a difesa e tutela di questi luoghi, l’Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Ossola, ama raccoglierli in base alla loro natura: ambienti d’acqua, di foresta, di umidità, di roccia. Come in un catalogo sensoriale dal quale scegliere emozioni, steso intorno a Domodossola, capitale antica e preziosa di questo Eden incastonato nel profondo nord d’Italia.

Il Parco dell’Alta Valle Antrona

Il “Parco Naturale dell’Alta Valle Antrona” si estende su 7.444 ettari tra Antrona Schieranco e Borgomezzavalle, dai cinquecento metri del fondovalle su fino ai 3.656 del Pizzo Andolla, tra estensioni verdi e selvagge, pendii e vallate, sorgenti, cascate e innumerevoli laghi, tra tutti quello di Antrona, frutto di una frana del 1642. Il parco ha caratteristiche naturali di vera eccezionalità, in termini di habitat e di biodiversità, e conta la presenza di specie rarissime o uniche al mondo, oltre all’eccezionale patrimonio storico, artistico e culturale visibile nelle trasformazioni del territorio e nelle testimonianze artistiche, architettoniche e tradizionali mantenute vive dalla popolazione. Salendo si possono raggiungere a piedi i laghi di Camposecco e di Cingino e la diga di Campliccioli, con il relativo bacino. Il piccolo centro di Cheggio, a quota 1.497 metri, dominato da montagne le cui vette raggiungono i 4mila metri, è affiancato dall’imponente bacino del Lago dei Cavalli.

Il Parco dell’Alpe Veglia

È invece frutto di un’unione tra due parchi preesistenti il Parco Naturale “Alpe Veglia e Alpe Devero”, fra i comuni di Varzo, Trasquera, Crodo e Baceno. L’area protetta ha una superficie complessiva di 8.539 ettari, e tutela due ampie conche alpine contornate dalle più alte vette delle Alpi Lepontine Occidentali. L’ambiente naturale è caratterizzato da ampi pascoli contornati da lariceti, con sottobosco di rododendri e mirtilli, che sfumano nelle praterie d’alta quota. La grande varietà di ambienti determina la presenza di numerose specie floristiche e faunistiche. Giungendo alle morene, ai detriti e alle rocce, i colori dei fiori diventano sempre più intensi per attirare l’attenzione degli insetti impollinatori: si incontrano così cuscinetti di silene, crisantemi alpini, myosotis azzurri, ranuncoli glaciali e astri alpini, oltre ai genepì maschi e femmine. Nelle circostanze del parco è stata istituita - per raccordare l’area protetta e il territorio non soggetto a tutela - anche l’area contigua dell’Alpe Devero, che ha un paesaggio simile a quello del parco e concentra le attività turistiche e le aree abitate, gli impianti per lo sci e le strutture ricettive.

Il Parco dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero

Si dice che gli animali sappiano annusare la natura più profonda dei luoghi. E che scelgano di abitare solo quelli davvero autentici. Se è così, una passeggiata nei parchi naturali dell’Ossola è cartina di tornasole della loro pura bellezza. Non è affatto raro, qui, imbattersi – specie nelle prime ore del giorno - in mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e farfalle che vivono liberi e in piena armonia con chi li tutela senza disturbarli. A cominciare, naturalmente, dai re delle Alpi: lo stambecco e il camoscio, maestosi quanto schivi. E poi marmotte, cervi, caprioli, volpi, ermellini, donnole, martore, faine e tassi. Non è raro veder volteggiare in cielo anche i grandi rapaci - l’aquila, la poiana, il gheppio, lo sparviero e il gipeto - e uccelli più piccoli ma altrettanto affascinanti: dal fagiano di monte alla pernice bianca passando per il picchio - verde o rosso - il merlo acquaiolo, il pettirosso e lo stiaccino. Molte anche le varietà di rettili e anfibi: vipere, lucertole vivipare, ramarri, tritoni alpestri, salamandre e rane temporarie. Quanto agli insetti, la specie più rilevante è l’Erebia christi, farfalla diurna con un areale distributivo molto ristretto.

Di Gianluca Miserendino

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