Territori affascinanti e diversissimi tra loro, ma con un elemento in comune, la conservazione dell’ecosistema e della biodiversità e l’uso sostenibile delle risorse naturali a beneficio delle comunità locali: questa è la definizione – in poche parole –, delle Riserve della Biosfera protette dell’Unesco. Benché il loro numero sia fluttuante e con aree che, dopo anni vengono escluse perché non rispettano più i parametri fondamentali, attualmente sono ben 727 le Riserve riconosciute, collocate in 131 Paesi del mondo – 22 sono addirittura transfrontaliere – e rappresentano altrettante realtà dove l’interazione tra uomo e natura avviene nel totale rispetto ecologico. Lasciando da parte numeri e definizioni, è la varietà delle Riserve della Biosfera a lasciare a bocca aperta: dagli ecosistemi marini alle foreste tropicali, dalle zone umide a quelle desertiche, dalla savana ai picchi montuosi, via via fino alle delicate e preziose foreste di mangrovie, trait d’unione tra terra e acqua. Noi abbiamo scelto tre destinazioni – e tre Riserve – dove uomo e natura si sono coalizzati per regalare paesaggi mozzafiato ed esperienze indimenticabili.
Iniziamo il nostro tour dal fascino misterioso del deserto del Sahara, con le sue soffici dune color ocra che si tingono di arancio intenso al tramonto: qui, incastonate in un mare di sabbia a perdita d’occhio, si incontrano alcune tra le più grandi oasi del mondo, veri e propri microcosmi dove la natura – grazie a corsi d’acqua affioranti o sotterranei – sembra esplodere all’improvviso dando vita a fitti palmeti – ma anche a boschetti di acacie e a più rari uliveti – che regalano frescura e terreni fertili alle popolazioni del deserto. Dai buonissimi datteri alle profumatissime rose, quest’angolo di Marocco regala emozioni a tutti i cinque sensi e anche scenari dall’effetto-wow: non si può infatti non restare incantati quando ci si ritrova davanti allo ksar di Ait-Ben-Haddou, una splendida cittadella fortificata, oggi Patrimonio Unesco, risalente al XVII secolo e interamente costruita in terra rossa. Aggirandosi nel suo dedalo di vicoli dominati da torri angolari, case addossate le une alle altre e delicati trafori, i più attenti riconosceranno gli scorci immortalati in numerosissimi kolossal, da “Lawrence d’Arabia” a “Il Gladiatore”, da “Agente 007 – Zona Pericolo” a “Il Trono di Spade”, per citarne solo alcuni.
Cambiamo completamente scenario e dall’arido deserto magrebino trasferiamoci all’umido clima asiatico, nella sorprendente Birmania – così si chiamava l’attuale Myanmar fino al 1989, quando la giunta militare al potere decise di cambiare nome al Paese – e precisamente nel territorio del Lago Inle, un incredibile ecosistema dove crescono ben 527 specie di piante officinali, 11 tipologie diverse di bambù, 184 tipi di orchidee e dove trovano riparo 267 specie di uccelli e 75 di farfalle, solo per menzionare i numeri più eclatanti. Ed è in questo contesto, dove le gradazioni di verde non si contano, che si possono ammirare distese di veri e propri orti galleggianti, coltivati seguendo i tradizionali metodi di coltivazione idroponica sull’acqua, intervallati da scenografiche case in legno su palafitte e pagode dorate. Ma c’è un ultimo elemento del Lago Inle che sbalordirà: al tramonto, decine di sottili imbarcazioni prendono il largo per la pesca, che qui avviene ancora secondo antiche tradizioni, diventando quasi una danza acrobatica; i pescatori, infatti, si posizionano sulla prua della piccola barca e calano in acqua voluminose nasse tenendole con una mano e… con un piede, rimanendo in perfetto equilibrio sull’altra gamba. Altamente instagrammabili!
è il canyon più lungo d’Europa, quello delle Gole di Samaria, 16 chilometri di puro prodigio in pietra, in uno del Paesi più amati del Mediterraneo, la Grecia. Siamo nella terra del Mito per eccellenza, a Creta, l’isola del Minotauro, di Arianna, Teseo e Minosse e viene quasi da chiedersi se Dedalo non abbia preso ispirazione proprio dalla tortuosità delle Gole di Samaria per ideare il suo intricato labirinto; la discesa al fondo del canyon, infatti, è un percorso a zig-zag tra foreste di pini, querce e cipressi, che inizia nei pressi della comunità montana di Xyloskalo, a circa 2.134 metri di altitudine, e prosegue poi lungo un corso d’acqua intervallato da cascatelle, sorgenti, torrenti, resti di antichi villaggi e chiesette abbandonate, protetti dalle altissime pareti verticali della gola scavata dagli elementi naturali, via via fino ad arrivare – dopo circa cinque ore di cammino – alla sorprendente quanto inaspettata ricompensa finale: i 16 chilometri terminano infatti nell’incantevole borgo di Agia Roumeli, affacciato sulle acque turchesi del Mar Libico, dove rigenerarsi con una fresca nuotata.
Di Simona PK Daviddi