Non chiamateli “parchi”. Immaginiamo di entrare, invece, dentro universi incontaminati dove esseri umani e ambiente convivono con rispetto. Si tratta delle Riserve della Biosfera, territori che rappresentano circa il sei per cento della Terra, oggi utilizzati per studiare le interazioni tra natura e sistemi sociali, per capire come l’uomo possa contribuire allo sviluppo economico in maniera sostenibile attraverso nuovi modelli di crescita. Nel mondo se ne contano oltre settecento, di cui venti diffuse nel Belpaese. Il riconoscimento è arrivato attraverso il programma Mab-Unesco, e nel 1977 è stata assegnata la prima certificazione per la Penisola. A essere insignita del primo titolo di Riserva della Biosfera è stata la zona di Collemeluccio-Montedimezzo nell’Alto Molise, seguita poi da altre aree sparse in diverse regioni, da nord a sud. Un network di comunità che si muove con un solo obiettivo, quello di preservare la biodiversità non dimenticando la formazione dei giovani e l’educazione ad amare il nostro pianeta.
Esplorando la provincia di Isernia, si svela il volto puro del Molise. 347 ettari, sette comuni, picchi oltre i 1.200 metri di altitudine e un ventaglio di bellezze naturali impossibili da contare. La varietà della flora e della fauna, le querce secolari, le foreste dipinte dal bianco argenteo degli abeti, il sussurro dei ruscelli e gli ululati dei lupi, sono soltanto alcune delle unicità che hanno portato il territorio di Collemeluccio-Montedimezzo a entrare per primo in Italia nel circuito delle Riserve della Biosfera. Ciò che sorprende il visitatore è l’equilibrio che governa i rapporti tra gli abitanti e l’ambiente, basti pensare che se oggi l’abete bianco si conserva e sopravvive in modo così rigoglioso in questa realtà, è grazie a una moderazione dei tagli mantenuta nel corso del tempo. Spingendosi nel sottobosco si scorgono poi agrifogli e noccioli e ancora, nelle radure, non mancano peri selvatici e meli, fino a osservare poi, tra i cespugli, la meraviglia della rosa canina.
La riserva di Collemeluccio-Montedimezzo, grazie alla morfologia delicata che ne caratterizza soprattutto i tratti boschivi, permette di spostarsi agevolmente. Svariate sono le attività da potere svolgere per godere appieno di questo eco-gioiello. Indubbiamente i più fortunati sono gli appassionati di trekking che, insieme ai cultori della mountain bike, hanno l’opportunità di divertirsi percorrendo i sentieri, come per esempio il Sentiero del Faione, l’Anello di Collemeluccio o quello di Monte Pizzi. Ciascun percorso presenta degli elementi distintivi e consente di scoprire, procedendo a ritmo lento, l’autenticità che il panorama dona spontaneamente. Una destinazione ideale per una vacanza outdoor lontano dai rumori della città, dallo stress della frenetica vita quotidiana, a contatto con il suono del vento e il colore blu intenso del cielo. Da non perdere è Colle Gendarme, un belvedere che alza il sipario sull’antica sorgente Fonte Cupa e i ruderi di un vecchio mulino sul fiume Trigno.
In aggiunta alle perle naturalistiche, addentrarsi nel cuore di questa Riserva delle Biosfera significa anche perdersi tra i borghi che ne costituiscono l’essenza, avvicinarsi alle tradizioni locali, imbattersi in piccoli musei ricchi di fascino o addirittura in siti archeologici. Come non menzionare il santuario italico di Pietrabbondante? Semplicemente monumentale, considerato il più importante luogo di culto dello stato sannitico, è una testimonianza architettonica maestosa di questa civiltà. Adagiato con il suo tempio-teatro sul versante sud del Monte Saraceno, regala un’ampia vista sulla Valle del Trigno e sui paesi intorno. Un’altra chicca è il Museo delle Civiltà e del Costume d’epoca di San Pietro Avellana, una sorta di macchina del tempo per rimanere a bocca aperta davanti alle fedeli ricostruzioni delle abitazioni di una volta, impreziosite dalle collezioni di attrezzi da lavoro e abiti del passato. Infine, meritano una tappa il Museo della Ceramica e quello della Civiltà Contadina, entrambi a Pescolanciano.
Di Gaia Guarino