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e-borghi travel 3, Parchi e borghi: Parco del Mincio: in mezzo scorre il fiume

Occupa un territorio di oltre 15mila ettari il Parco del Mincio, un lembo di Lombardia incastonato tra il Garda, il Po e la bellissima Mantova. Un territorio attraversato dal fiume omonimo dove biodiversità, arte e storia si fondono armonicamente per regalare ai visitatori un’esperienza unica, scandita da ritmi slow, patrimoni Unesco da lasciare a bocca aperta e ambienti naturali incontaminati e popolati da specie animali e vegetali protette. Non è un caso dunque che le Terre del Mincio – questo il “brand” della destinazione – e in particolare la zona umida d’importanza internazionale con i borghi di Grazie di Curtatone, Rivalta sul Mincio e Soave, siano state inserite tra le trenta Eden (acronimo di European Destinations of ExcelleNce) italiane già dal 2009 per la straordinaria valenza naturalistica dell’area. Sono infatti circa trecento le specie di uccelli presenti, tra i quali diversi tipi di aironi, i cormorani, i coloratissimi gruccioni e i martin pescatori. 

Le Valli del Mincio e i suoi borghi

La riserva naturale Valli del Mincio rappresenta il cuore del Parco, nonché una delle aree più interessanti dal punto di vista floro-faunistico, formata dal Mincio che si divide in mille meandri sinuosi tra canneti e cariceti in uno scenario d’Oriente che poi confluisce nei tre laghi di Mantova. Che si decida di scoprire la zona a piedi o in bicicletta – numerosi sono i sentieri e i percorsi ciclopedonali attrezzati – si attraverserà un coreografico intreccio di canali e specchi d’acqua e ci si imbatterà in diversi esemplari di meravigliosi fiori palustri, in isole galleggianti di fior di loto, e ancora in canneti e tappeti di ninfee. Di rara suggestione è anche la navigazione di questo tratto di fiume – magari partendo dall’imbarcadero del piccolo borgo di pescatori di Grazie, un gomitolo di casette strette intorno al trecentesco Santuario della Beata Vergine Maria, nato come ex-voto durante un’epidemia di peste. Anche la vicina Rivalta merita una visita, per la chiesa settecentesca sorta sui resti di un castello matildico, per la Corte Arrivabene, dimora patrizia dei conti omonimi, per l’interessante Museo Etnografico dei Mestieri del Fiume e centro visita del Parco e per il pittoresco porticciolo, da dove partire in barca o in canoa per indimenticabili escursioni. Poco distante, è interessante visitare anche un altro centro visita del Parco del Mincio: il giardino delle Bertone, dove sulle cime degli alberi secolari nidificano libere le cicogne bianche e tra aprile e maggio si assiste alle imperdibili “prove di volo” dei piccoli di cicogna.

Ritorno al Medioevo: Castellaro Lagusello

I più romantici non possono mancare una visita al medievale borgo di Castellaro Lagusello, cinto da una possente cerchia di mura, dominato da un’antica torre campanaria – al cui interno, una serie di pannelli informativi spiega il ricco mosaico di habitat presenti nella zona – e adagiato su un laghetto a forma di cuore. E ancora una volta è l’acqua il filo conduttore delle passeggiate che si dipanano dal cuore del borgo, allo scrigno di biodiversità della riserva naturale, con sentieri sterrati e camminamenti in legno che consentono di arrivare vicino alla zona umida nei pressi del lago e dei suoi canali, tra risorgive e piccoli specchi d’acqua, per ammirarne flora e fauna – con un po’ di pazienza, si potrà assistere al “pranzo” del Martin Pescatore, che frequenta regolarmente soprattutto la sponda meridionale del lago –. Tutt’intorno, una corona di colline moreniche con boschi e prati a perdita d’occhio, dove è facile incontrare molte specie di preziose orchidee selvatiche.

Bicicletta? Sì, grazie!

Se è vero che il cicloturismo sta prendendo sempre più piede per i suoi ritmi slow che liberano dallo stress, è soprattutto per i paesaggi magici e incontaminati che le due ruote permettono di attraversare che sempre più persone organizzano intere vacanze in bicicletta. Che siate ciclisti “professionisti” o “pedalatori della domenica”, il Parco del Mincio offre una serie di percorsi tra i quali scegliere, differenti in lunghezza e in contesti naturalistici, ma tutti di rara suggestione. Sicuramente imperdibile, a tal proposito, è “l’autostrada verde più lunga d’Italia”, 37 chilometri di percorso che in circa sei ore collegano Mantova a Peschiera del Garda in un susseguirsi di paesaggi mozzafiato: passerelle sull’acqua, boschi, borghi dove il tempo sembra essersi fermato, vigneti e canali. La pieve romanica di Massimbona e il vicino mulino medievale ancora funzionante sono tra le soste da non perdere, così come Volta Mantovana, con il castello risalente al X secolo e il rinascimentale Palazzo Gonzaga e Monzambano, dominato da un castello risalente addirittura al IX secolo.   

Navigando sul fiume: fascino slow

Se le sue sponde riservano sorprese incredibili, anche la navigazione lungo il placido corso del Mincio è un’esperienza indimenticabile, sia che si decida di fare un giro in canoa – il tratto percorribile a remi va da Pozzolo a Mantova, con tre trasbordi in corrispondenza di altrettanti sbarramenti artificiali, e con una tappa a Goito, la città dei bersaglieri – sia che si opti per i più comodi battelli – la maggior parte a motore elettrico o alimentati a energia solare – o per le motonavi che “toccano” Mantova, Grazie di Curtatone e Rivalta. Interessanti anche le escursioni tematiche in barca, da quelle a carattere naturalistico sulle tracce degli aironi, a quelle storiche, che da Mantova partono sulle orme di Virgilio sul Mincio, da quelle alla scoperta degli antichi mestieri, alla navigazione sui laghi di Mantova. E proprio dalle rive del Lago Superiore, nelle serate d’estate, è d’obbligo un aperitivo in uno dei locali all’aperto, ammirando il sole tramontare sullo scenario naturalistico della zona umida delle Valli del Mincio. La prospettiva cambia e diventa da cartolina, sullo skyline della città dei Gonzaga dal campo canoa, sul lago Inferiore.

Last but not least

Le Terre del Mincio non hanno certo esaurito i propri assi nella manica: sono infatti ancora numerosi i punti di interesse che meriterebbero una menzione. A iniziare dai siti archeologici, con ritrovamenti celti, etruschi e romani e insediamenti neolitici e palafitticoli; per continuare con gli innumerevoli castelli e fortezze che punteggiano il Parco (alcuni nomi, oltre a quelli già citati? Cavriana, Pozzolengo e Valeggio sul Mincio); e ancora i forti asburgici – ne rimangono 16! – e i mulini ad acqua. Infine, non si può lasciare il Parco del Mincio senza aver assaggiato anche i sapori tipici che rendono irresistibile la sua tavola: tortelli di zucca, capunseifuiade con ragù di selvaggina, bìgoi con le sardele sono tra i primi piatti che propongono le osterie e i ristoranti sulle rive dei fiume, seguiti da luccio in salsa e pesce gatto fritto come secondo, il tutto innaffiato dal vivace Lambrusco Mantovano – ma la zona produce anche rossi a base merlot e cabernet , bianchi chardonnay e pinot bianco e persino passiti – e coronato dalla regina dei dolci del territorio, la sbrisolona.

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