Una terra magnetica e dalla storia millenaria, scenograficamente incastonata tra due fiumi e lontana dal turismo di massa: Rovigo e la sua provincia sono la meta perfetta per itinerari slow, da scoprire lasciandosi avvolgere da un mix perfetto di arte, natura e bien vivre che solo la lentezza consente di assaporare pienamente. Eleganti ville venete, affascinanti dimore rurali, abbazie antiche di secoli, importanti siti archeologici e mostre internazionali fanno da corollario a splendidi borghi e nuclei urbani dove arte e cultura sono un patrimonio diffuso e inaspettato, il cui contraltare naturale – e naturalistico – è il meraviglioso microcosmo del Delta del Po – dichiarato area Mab dall’Unesco nel 2015 –, con i suoi habitat unici e delicati popolati da un’avifauna ricchissima e sorprendente, che digradano fino all’Adriatico regalando scorci spettacolari. Partiamo dunque per un viaggio dei sensi e lasciamoci guidare proprio dai due fiumi e dalla loro corsa verso il mare – da ovest verso est – per scoprire tutto il fascino del Polesine, “Terra tra due fiumi”.
Iniziamo dunque il nostro itinerario a Bergantino, grazioso agglomerato adagiato sull’argine sinistro del Po, il cui nome racconta di avventure e scorribande: si narra, infatti, di un brigantino pirata che, mentre solcava le acque del Po, si sia arenato proprio nel punto dove il fiume forma un’ansa: i superstiti decisero di non ripartire e diedero vita a una comunità in loco; ma c’è anche un’altra leggenda, che fa risalire il nome direttamente ai briganti, dediti al banditismo proprio lungo le acque – allora molto “trafficate” – del Po. Suggestioni del nome a parte, oggi Bergantino, insieme alla vicina Melara, rappresenta il distretto della giostra più rilevante a livello regionale: qui infatti abili maestranze artigiane e ferventi ingegni aerospaziali uniscono i loro saperi per costruire le giostre per i parchi divertimento di tutto il mondo; a testimonianza di questa arte antica, non si può non visitare il locale Museo della Giostra e dello Spettacolo Popolare e scoprire un’ultima curiosità: anche i meravigliosi fuochi d’artificio della Festa del Redentore a Venezia vengono prodotti “da queste parti”.
Attraversando la campagna polesana e i suoi canali, un piacevole “trasbordo” dalla riva sinistra del Po all’argine destro dell’Adige ci porta all’antico borgo fluviale di Badia Polesine, le cui origini antichissime sono – ancora una volta – suggerite dal nome, che fa riferimento all’abbazia della Vangadizza, importante monastero benedettino fondato prima dell’Anno Mille, attorno al quale nacque una fiorente comunità dedita soprattutto al commercio – grazie alla vicinanza con vie fluviali navigabili – e all’agricoltura – grazie alle bonifiche operate dai monaci – il cui territorio si estendeva fra le attuali province di Ferrara, Padova, Verona e Bologna. Dell’antico borgo fortificato medievale – era circondato da fossati e dotato di tre ponti levatoi – rimane il cuore dell’abbazia, la chiesa con il suo campanile pendente e il chiostro, ma a Badia meritano una visita anche alcuni gioielli relativamente più recenti, come la chiesa di San Giovanni Battista, edificata nel XII secolo, la cinquecentesca torre campanaria, il tardo-gotico palazzo Estense, il Mercato Coperto – chiaramente ispirato al veneziano Palazzo Ducale – e l’ottocentesco Teatro Sociale intitolato al giornalista Eugenio Balzan e ribattezzato “la Piccola Fenice” per la sua bellezza; al piano superiore, da non perdere la visita alla piccola, ma preziosa collezione di 49 opere di pittori italiani tra Ottocento e Novecento.
Il soprannome che paragona Lendinara e la vivace vita culturale che l’ha accompagnata lungo i secoli alla capitale ellenica può sembrare spropositato di primo acchito, ma la ricchezza di elementi storico-artistici del grazioso borgo polesano mettono subito in chiaro che il paragone è invece del tutto meritato. A iniziare dal santuario della Beata Vergine del Pilastrello, sorto nel Cinquecento per venerare una miracolosa scultura lignea della Madonna e divenuto in seguito un centro monastico benedettino-olivetano di rilievo, arricchitosi di una mirabile collezione di opere d’arte di scuola veneta, tra cui anche capolavori di Tintoretto e Paolo Veronese. Per continuare con il duomo di Santa Sofia, edificato nel 1070 sui resti di un tempio pagano e rimaneggiato più volte, sino all’aggiunta, a fine Settecento, di un altissimo campanile – il secondo più alto del Veneto: 92 metri –. E poi ci sono l’elegante piazza Risorgimento, dominata dalla secentesca Torre dell’Orologio e abbellita dall’imponente Palazzo Pretorio; il raffinato palazzo Malmignati, recentemente ristrutturato; il teatro Ballarin, ricavato da magazzini quattrocenteschi; e palazzo Boldrin, oggi sede della Cittadella della Cultura, che ospita, tra l’altro, una biblioteca con libri del Cinquecento e del Seicento e un interessante Museo del Risorgimento.
Il Polesine è anche una terra ricca di ville eleganti e sfarzose dimore di campagna, che raccontano i fasti del passato, di quando i nobili cercavano località amene per la villeggiatura. A Lendinara per esempio, dove siamo arrivato con il nostro tour, non si può non menzionare Villa Dolfin-Merchiori, con l’ampio parco che in estate ospita spettacoli all’aperto; mentre a Canda – sul Po – la scenografica Villa Nani Mocenigo porta la firma dell’architetto Scamozzi, allievo del Palladio. E ancora, a Villamarzana è Villa Cagnoni Boniotti a raccontare del Cinquecento – quando venne edificata – e del periodo Carbonaro, quando la leggenda vuole che fosse collegata, da un tunnel segreto e sotterraneo, a Fratta Polesine. E proprio a Fratta si trova la star delle ville polesane, Villa Badoèr – detta la Badoera –, edificata dal grande genio palladiano tra il 1556 e il 1563 e inserita dall’Unesco nella lista dei Patrimoni dell’Umanità.
Oltre alla bellezza della struttura, Villa Badoèr merita una visita anche per il ricchissimo Museo Archeologico Nazionale, ospitato nelle Barchesse, dove sono esposti importantissimi reperti risalenti all’età del bronzo (XII-X secolo a.C.) e rinvenuti nel villaggio di Frattesina e nelle due necropoli di Narde e Fondo Zanotto.
Siamo così giunti a Rovigo, raffinato “salotto buono” del Polesine, e cuore pulsante della vita culturale del territorio. La passeggiata in città non può che iniziare dai resti del castello medievale – del quale si vedono ancora parte delle mura di cinta e due suggestive torri, torre Donà e torre Grimani, simbolo della città – per proseguire poi verso piazza Vittorio Emanuele e ammirare palazzo Roverella – voluto nel 1474 dal cardinale Roverella per testimoniare il prestigio della casata e oggi sede di mostre di respiro internazionale – , il cinquecentesco palazzo Roncale, la loggia dei Nodari e l’Accademia dei Concordi, principale istituzione culturale della città, che vanta una biblioteca con oltre trecentomila documenti, una pinacoteca con quattrocento opere di arte veneta e una collezione di circa cinquecento reperti, tra i quali due mummie e altre preziose testimonianze di arte egizia, arrivate qui grazie all’intraprendenza dell’imprenditore rodigino Giuseppe Valsè Pantellini, in esilio al Cairo per aver partecipato ai moti d’insurrezione del Polesine del 1848. Continuando la passeggiata, magari dopo aver sorseggiato un caffè allo storico Caffè Borsa, si incontrerà il Palazzo Pretorio, edificato alla fine del Quattrocent e dal 1851 sede della Camera di Commercio di Rovigo con il sorprendente Salone del Grano, sala meeting dalla maestosa volta a botte interamente vetrata. Per chi avesse ancora un po’ di tempo, ci sono due mostre fotografiche di rilievo: “Robert Doisneau”, fino al 31 gennaio 2022 a Palazzo Roverella e “70 anni dopo l’alluvione” a Palazzo Roncale (per info: www.palazzoroverella.com).
Continuando la visita tra i tesori rodigini, ci si imbatterà sicuramente nell’ottocentesco Teatro Sociale, in stile neoclassico e dagli interni fastosi, dal 1967 riconosciuto tra i Teatri di Tradizione italiani. Sarà poi la volta del secondo simbolo del capoluogo, la “Rotonda”, ovvero il tempio della Beata Vergine del Soccorso, dagli interni impreziositi da un maestoso doppio ciclo pittorico del Seicento che sorprende per la capacità di raccontare la storia civile della città, oltre a quella religiosa legata alla Vergine miracolosa. Il progetto è di Francesco Zamberlan, allievo del Palladio. Oltre alla Rotonda, tappa del Cammino di Sant’Antonio è il raffinato Monastero degli Olivetani, risalente al XIII secolo, che ospita l’interessante Museo dei Grandi Fiumi, dove sono stati ricreati ambienti e dimore antiche arricchiti dai reperti ritrovati che ben rappresentano la storia delle civiltà fluviali sviluppatesi lungo le sponde dei maggiori fiumi europei. Questo museo, come gli altri di Fratta e Adria, fan parte di “Pollicinum-Museo Polesine”, una rete di 26 musei archeologici ed etnografici diffusi lungo tutta la provincia di Rovigo. Rovigo ha anche un’anima dal fascino postmoderno da svelare al visitatore grazie a grandi esempi di architettura industriale come il Centro Servizi Rovigo Fiere, un vero e proprio quartiere ricavato dal riuscitissimo recupero di un ex zuccherificio che, oltre a una serie di location per eventi ed esposizioni di svariato genere, comprende il Cur - Consorzio Universitario di Rovigo e la Fabbrica dello Zucchero, nuovo polo culturale della città.
Terminiamo il nostro itinerario ad Adria, a una ventina di chilometri da Rovigo. Ancora una volta l’etimologia del nome ci racconta di storie antichissime, di quando Adria era un porto talmente fiorente da dare il nome all’intero mare sul quale si affacciava, l’Adriatico. La storia di questa deliziosa cittadina inizia nel VI secolo a.C. quando venne fondata dagli etruschi, per divenire ben presto un nodo cruciale degli scambi commerciali tra il Nord Europa e il Mediterraneo, nonché punto di passaggio delle Vie dell’Ambra e del Sale. Tutto questo è testimoniato dai numerosi e affascinanti reperti esposti al Museo Archeologico Nazionale, che spazia dalla civiltà etrusca a quelle greca e romana. Ma Adria merita anche un giro nel raccolto centro storico, per ammirare la Cattedrale dei SS. Pietro e Paolo, il Museo della Cattedrale inaugurato nel 2015 e la suggestiva cripta semicircolare con una delle opere d’arte più antiche della regione, uno splendido bassorilievo risalente al IV-V secolo, la cui inscrizione in greco testimonia la dominazione bizantina di questi territori in epoca altomedievale. Durante questo viaggio da ovest a est non mancheranno le soste gourmet tra “menù di terra e di acqua”. Va ricordato, infatti, che il Polesine è una terra molto fertile, che genera ben cinque prodotti certificati Igp-Dop e una vasta gamma di prodotti ortofrutticoli; inoltre, l’acqua dei due fiumi, che da dolce si fa salata vicino alla foce, alimenta la coltivazione di cozze, vongole e ostriche di elevata qualità.
Non resta allora che pianificare un weekend o una vacanza più lunga nella bella stagione, affidandosi alla professionalità di Rovigo Convention & Visitors Bureau (info@rovigoconventionbureau.com ), che offrirà consigli e indicazioni per rispondere alle diverse necessità.