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e-borghi travel 29, Speciale tipicità: gusto e artigianato: La leggenda della nascita di Orlando a Sutri

«Troverai più nei boschi che nei libri, gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà». Questa citazione di Bernardo da Chiaravalle, una delle figure più importanti della chiesa nonché padre spirituale dei templari, è all’inizio del cartello all’ingresso del Parco dell'Antichissima Città di Sutri, noto anche come Il Bosco Sacro, e in questo caso mai una citazione poteva cadere così perfettamente a fagiolo. Il Bosco Sacro è dimora di una lecceta che nei secoli ha saputo essere attenta testimone di vicende epiche e leggendarie. È proprio tra questi alberi che, si dice, sia nato e cresciuto uno dei personaggi più epici del Medioevo. Seppur siano molte le città francesi che si contendono i natali di questo grande cavaliere e paladino, sembra che la tradizione popolare, rafforzata da alcuni poemi cavallereschi del XII secolo, voglia che Orlando, Marchese del Chiaramonte, Conte di Blaye e Gonfaloniere della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, sia nato in quel magico Bosco Sacro poco distante dal borgo di Sutri… e non andate a dire il contrario agli abitanti del borgo che si tramandano di padre in figlio quanto segue.

Il Paladino con la “P” maiuscola

Chi non conosce la Chanson de Roland, l’Orlando Innamorato o l’Orlando Furioso? O forse lo ricorderete per l’epica resistenza contro i Saraceni nella battaglia di Roncisvalle, oppure per i tanti luoghi che portano il suo nome grazie a qualche sua mitologica prodezza. Ma che sia Orlando o Rolando, non tutti sanno che il paladino è nato proprio in Italia e, come un altro personaggio legato a triplo filo con la chiesa cattolica, umilmente, in una grotta… al freddo e al gelo. Ma per conoscere i “fatti” nel dettaglio, e per conoscere anche la natura del suo nome, dobbiamo fare prima la conoscenza dei suoi genitori.

Un amore impossibile

La nostra vicenda inizia a corte di re Carlo Magno, la cui sorella, Berta, era innamorata di un condottiero senza titolo nobiliare di nome Milone d’Aglante. Nonostante il condottiero fosse valoroso e nobile di cuore, la mancanza di un titolo era abbastanza per non permettere l’unione tra i due. Infatti, Carlo Magno, che si sentiva offeso da tale amore, decise di cacciare la sorella da corte, scomunicandola. In principio Berta e Milone vagarono di castello in castello in cerca di aiuto ma nessun nobile aprì loro la porta del proprio maniero. I due decisero di chiedere al Papa di poter intercedere con il re e iniziarono un lungo viaggio verso Roma. Viaggio che si fece sempre più difficoltoso in quanto Berta era incinta.

"Ooh! le petit rouland!"

Arrivati nel borgo di Sutri, che era lungo la strada, Berta e Milone dovettero vendere cavalli, armi e vestiti per potersi permettere del cibo e come dimora si rifugiarono in una delle grotte della necropoli etrusca poco distante dal borgo. Ogni mattina Milone, vestito da pellegrino, si recava a Sutri per chiedere l’elemosina mentre Berta rimaneva alla grotta nella quale il compagno aveva riposto della paglia per renderla più vivibile. Dopo due mesi dal loro arrivo in quel luogo, mentre Milone stava tornando dal borgo, Berta diede alla luce un pargolo che avvolse stretto in un lembo di tessuto e lo adagiò al suo fianco sulla paglia. Ma la pendenza della paglia e la rotondità del fardello lo fecero rotolare per qualche metro fuori dalla grotta. Fu proprio in quel momento, durante il rotolare del bimbo, davanti agli occhi di Milone che era appena ritornato, che la madre esclamò disperata «Ooh! le petit rouland!». Fermato il piccolo, Milone lo prese in braccio che stava piangendo e si mise a piangere anche lui, dicendo «Oh figliuolo, in quanta miseria io ti veggio nato, non per lo tuo peccato ma per lo mio difetto e per quello di tua madre»*. Dopo qualche giorno dalla nascita Berta chiese al compagno come volesse chiamare loro figlio e lui rispose «Per rimembranza volgio che abbia nome come io lo vidi la prima volta, cioè Rolando»* (rotolare in francese è roolar). Non a caso, da allora, la piccola valle dove si trova la grotta venne chiamata “Rotoli”.

*Citazioni tratte da “I Reali di Francia” di Andrea da’ Barberino

Beffe a Carlo Magno

Gli anni passarono e Orlando crebbe sano e forte. Nel borgo di Sutri tutti lo conoscevano per la sua destrezza e scaltrezza, tanto che divenne capo della gioventù sutrina meritandosi la carica di “Re del Carnevale”. I suoi giorni passavano spensierati finché nel borgo arrivò la corte di Carlo Magno che era in viaggio verso Roma per essere incoronato imperatore. Questo avvenimento portò molta agitazione ed eccitazione negli abitanti del luogo. Orlando non fu da meno e, contagiato dall’euforia, decise di mettere in mostra le sue doti. Travestitosi da servitore, il giovane si intrufolò nella sala del reale banchetto e con la velocità di un fulmine rubò il calice dal quale re Carlo aveva appena finito di bere. Il sovrano non si arrabbiò con il giovane, anzi, meravigliato da tanto ardire e da tanta abilità, lo sfidò giocosamente a ripetere la prodezza durante il banchetto del giorno dopo. Orlando accettò e l’indomani la scena si ripeté a suo favore davanti allo stupore generale. 

Si torna in famiglia

Mentre Orlando si metteva in mostra davanti alla corte del re, tre dignitari di Carlo Magno, passeggiando per la zona, riconobbero in Berta la sorella del loro sovrano e in fretta e furia corsero a corte per annunciare la loro scoperta. Carlo Magno realizzò quindi che quel giovane che stava così tanto apprezzando, era in realtà suo nipote e sua sorella, che pensava morta, era viva e vegeta. Ricolmo di gioia, il nobiluomo decise di riunire la famiglia che da tanti anni era divisa e di tenere al suo fianco Orlando per farne uno dei suoi migliori cavalieri. Al momento di tornare in Francia con il re, Orlando chiese a Carlo Magno di poter essere accompagnato da uno dei suoi migliori amici e non di meno pari nelle abilità cavalleresche, il sutrino Oliviero. I due ragazzi, uniti ai cavalieri del re, divennero abili fino a diventare entrambi Paladini di Francia. La loro amicizia e attaccamento li portò a morire fianco a fianco durante quella tragica battaglia di Roncisvalle contro i Saraceni nell’agosto del 778.

Tornando a passeggiare tra i lecci del Bosco Sacro nei pressi di Sutri, dopo aver conosciuto questa vicenda penso che quell’alone di magia che si può sentire nell’aria sia solo aumentato. Alimentato dal fascino della natura e da questa e tante altre storie tra mito e leggenda. Testimonianze che solo un bosco può tramandare. E respirando a pieni polmoni con il sole che filtra attraverso le foglie degli alberi, immagino il giovane Orlando giocare spensierato nel bosco con i suoi amici, immaginando a loro volta, come capitava anche a me a quell’età, di compiere gesta nobili ed eroiche… E magari, un giorno, diventare dei veri Paladini.

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