Il Libano, un Paese minuscolo, chiuso tra il Mediterraneo e alte montagne, con alle spalle una storia densa fatta di etnie, religioni, ma anche di guerre civili e sofferenze. Nel corso dei secoli sono stati tanti i popoli che qui si stabilirono, attratti dalle risorse naturali e dagli approdi sicuri: i primi insediamenti risalgono al 7.000 a.C., in particolare Biblo è considerata la più antica città ancora abitata del mondo ed è, insieme a Tiro, Patrimonio Unesco. Borghi costieri che rappresentano un compendio della storia dell'umanità dove si sono conservati templi fenici, brani delle città romane, castelli dei Crociati, caravanserragli e poi chiese cristiane e moschee. Con questa moltitudine culturale convivono inoltre le testimonianze di tradizioni millenarie, come l'arte orafa di Sidone, dove - si racconta - ebbe origine anche la lavorazione del vetro soffiato e l’uso del murice per tingere i tessuti: ai nostri giorni rappresentano ancora ottimi spunti per acquisti nei tipici suq situati nel cuore medievale della città. Una curiosità: alla travagliata storia di questo centro mercantile Fabrizio de Andrè nel 1984 dedica la toccante canzone “Sidùn” nell’album “Crêuza de mä”.
Sono proprio i suq a rappresentare uno degli aspetti più veri del Libano: un tripudio di suoni, lingue, merci e poi profumi di oli essenziali usati per la tradizionale preparazione del sapone. Ma sui banchi troneggia soprattutto cibo, sia cucinato, sia sotto forma di materie prime freschissime, come nel borgo marinaro di Batroun dove, su un enorme tavolo, al centro del mercato ha luogo una grandiosa asta del pesce. Tra un rilancio e l’altro si può gustare il samak sa’aydiye, un piatto locale fatto di riso, brodo di pesce, cipolle caramellate, pinoli e spezie. Il più grande suq del Libano si trova a Tripoli, nella città vecchia famosa per gli edifici medievali costruiti dai Mamelucchi. Qui sulle bancarelle spicca in particolare la quantità e varietà dei dolci: Tripoli è infatti considerata la capitale della pasticceria libanese. Gli ingredienti dei dessert come il knafeh, il sfouf, il mighli, la baklava, l'ashta sono semplici e allo stesso tempo non scontati: crema di latte, pasta fillo, frutta secca, miele, curcuma, cumino, la salep (una particolare resina) e poi essenze floreali come arancio, gelsomino, calendula e rose.
In Libano l’ospitalità è sacra e il cibo diventa il mezzo per distribuire agli ospiti ristoro e calore. Basti pensare che, secondo un’antica regola, occorre sempre servire in tavola il doppio di ogni portata; e il rifiuto di un piatto viene giudicato un'offesa. Il pasto principale è il pranzo che comincia con il rito delle mezzè: un assortimento di piccoli antipasti che precedono le portate principali, prevalentemente pesce e agnello. Difficile elencare tutte le mezzè, che possono essere anche cinquanta in un unico pasto; tra le più diffuse: il samboosik, la babaghanoush, l’hummus, il tabbouleh. La cucina libanese è raffinata e colta (sono tanti nel mondo gli chef stellati di origine libanese come Alan Geaam, Maradona Youssef, Anissa Helou) capace di unire con equilibrio spezie ed estratti di fiori, tipici del mondo arabo, a ingredienti mediterranei come pesci, crostacei ed erbe aromatiche, e lo fa con uno stile tutto suo inserendo anche elementi unici come il sommacco, una spezia piccante e acidula allo stesso tempo. E come da tradizione chiude il pasto il caffè: alla libanese, aromatizzato con il cardamomo.
La produzione di vino in Libano si perde nella notte dei tempi, la moderna viticultura nasce però nel 1857, quando missionari gesuiti portano vitigni (bianchi e rossi) e nuove tecniche dalla Francia. Oggi il fatturato del vino libanese vale cinquecento milioni di euro all'anno ed è un'opportunità che ha spinto tante famiglie a ripopolare borghi abbandonati, ricostruendo ciò che la guerra aveva polverizzato, come nella valle della Beqa’, una fertile lingua di terra stretta tra il Monte Libano e i rilievi siriani. Si svolge qui un interessate itinerario enologico che parte dall'area archeologica di Baalbek tra templi dedicati a Giove, Venere e naturalmente a Bacco! Sono vicine Chateau Ksara e Chateau St Thomas. cantine storiche dove vengono organizzate visite e degustazioni in grotte naturali, mentre è ospitata in un castello del XVIII secolo Chateau Musar, fondata nel 1930. Una selezione di vini superlativa e il paesaggio sono invece i protagonisti delle degustazioni di Chateau Kefraya, che offre agli ospiti un tour in trenino con viste spettacolari delle sue vigne abbracciate dalle montagne innevate. Aumenta il tasso alcolico con i 45 gradi dell'Arak, distillato presso l'azienda Massaya: venduto nelle caratteristiche bottiglie blu, è un liquore all'anice considerato bevanda nazionale.