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e-borghi travel 27, Speciale energia e relax: Emilia, terra di mille esperienze

L’Emilia è una regione ricca di borghi e gioielli naturalistici lontani dal turismo convenzionale. È la terra dello slow mix, dove la fusione di esperienze di vacanza diverse crea l’inaspettato, dove è possibile compiere viaggi straordinari tra cultura, natura ed enogastronomia. Il territorio tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia è il posto gusto dove assaporare questa molteplicità di sensazioni e viverle in mondo unico e autentico. Dai borghi e castelli dove il tempo sembra essersi fermato ai mulini dalla storia secolare, dalle creste rocciose dalle forme antropomorfe ai cromatismi meravigliosi dei vigneti: è questa combinazione di esperienze che Visit Emilia (www.visitemilia.com) invita a scoprire nell’estate della ripartenza e della riconquistata libertà. Una ricchezza di paesaggi che si riflette in una tradizione gastronomica estremamente varia, che vanta eccellenze come il Parmigiano Reggiano di Montagna, i salumi Dop e i vini Doc dei Colli Piacentini, il pregiato Fungo di Borgotaro Igp o ricette della trazione come i “pin”, gustosi gnocchetti di erbette e ricotta.

Corniglio, tra storia e modernità

Per scoprire questa Emilia all’insegna dello slow mix si può partire da Corniglio, piccolo borgo montano della provincia di Parma, completamente immerso nel Parco dei Cento Laghi e nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. È famoso per la Spongata, un dolce a base di miele e frutta secca, che viene preparato in ogni casa nel periodo natalizio. Ma anche per il castello del XIII secolo che domina tutta la valle sottostante, un tempo proprietà dei Rossi e Farnese, e oggi sede del Municipio. Proprio di fronte al castello, si trova il tempietto dei SS. Lucio e Amanzio dedicato ai caduti e, poco lontano, la Chiesa dell’assunzione di Santa Maria Vergine. Una volta a Corniglio, non si può, però, fare a meno di visitare la frazione di Sesta Inferiore, nota anche come il “paese dell’affresco”. All’origine del nome, l’opera del pittore Walter Madoi, che alla fine degli anni ’60 dipinse i murales sulle facciate delle case ritraendo non solo personaggi famosi, ma anche volti comuni, conosciuti solo all’interno della comunità.

Roccaferrara, inaccessibile alle auto

Un borgo dall’aspetto austero, tenacemente aggrappato alla roccia e tuttora inaccessibile ai mezzi motorizzati. Il sorprendente si svela questa volta a Roccaferrara, uno dei paesi più suggestivi dell’Appennino Tosco-Emiliano. È raggiungibile da Corniglio superando il torrente Parma attraverso il cosiddetto “ponte romano”, una costruzione a tre archi di età medievale, e poi percorrendo una strada che si inerpica tra i boschi, fino al borgo di Roccaferrara Inferiore, detta anche La Villa. Qui la strada si restringe ulteriormente e le gambe diventano l’unico mezzo per arrivare al suggestivo abitato di Roccaferrara Superiore. Il periodo migliore per scoprire i suoi caratteristici edifici di pietra è quello estivo, quando il borgo si rianima grazie al ritorno delle famiglie originarie, che pur non abitandovi in pianta stabile continuano a farlo vivere con amore e passione. Alle pendici del borgo sgorga una sorgente sulfurea, detta Acqua Bianca, leggerissima e di sapore piacevole, nota per le proprietà diuretiche e rinfrescanti.

Val Manubiola, il regno del Fungo di Borgotaro

Ma borghi incantevoli, non bisogna mai dimenticarlo, fanno spesso rima con esperienze gastronomiche d’eccezione. Nella Val Manubiola, nel cuore dell’Appennino parmense, i rigogliosi boschi di castagno che ammantano i declivi attorno a Bergotto e Corchia sono l’habitat ideale del pregiato Fungo di Borgotaro, primo prodotto ortofrutticolo non coltivabile certificato a livello europeo con il marchio Igp. Un boletus perfetto nella forma, molto profumato e ovviamente gustosissimo, che viene consumato fresco, essiccato o sott’olio. Lo si può raccogliere da aprile a novembre, ma è con la fine dell’estate e in autunno che il sottobosco si popola di questi straordinari porcini, protagonisti della tavola casalinga, così come dei menù dei ristoranti locali. La Val Manubiola è in particolare il luogo perfetto per gustarne l’abbinamento con le castagne, ma anche per assaporare la tipica pizza al testo, che proprio nel borgo medievale di Corchia trova una straordinaria interpretazione.

Val Tidone e Val Boreca, sulle tracce di antichi mestieri

La Val Tidone, tra le province di Pavia e Piacenza, è uno terra ricca e fertile da cui hanno origine materie prime impiegate per creare prelibatezze per il palato e per tutti i sensi come i salumi Dop (coppa, pancetta e salame piacentini), i vini Doc piacentini, ma anche ricette semplici come la Chisöla di Borgonovo, una focaccia con i ciccioli della tradizione contadina, o il Batarò, un panino cotto a legna e poi farcito a piacere, ottimo con coppa o pancetta tipici. Il carburante ideale per scoprire gli antichi mulini lungo il torrente Tidone: di questi edifici del XV secolo se ne contano una cinquantina, ma è quello del Lentino a ospitare un museo sulla civiltà molitoria visitabile su prenotazione. Spostandosi verso ovest, al confine di quattro regioni, troviamo invece una terra selvaggia e bellissima: la Val Boreca, uno degli ambienti più incontaminati di tutto l’Appennino. Qui è possibile affrontare il “Giro del Postino”, un circuito che ricalca le strade impervie seguite dai portalettere per raggiungere borghi come Artana, Bogli, Suzzi, Pizzonero e Belnome.

Sua maestà il Monte Cusna

È invece un’esperienza naturalistica d’eccezione quella che si prova conquistando la cima del Monte Cusna, all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e dell’Area MAB Unesco Appennino Tosco-Emiliano. Per raggiungere questa montagna, chiamata Uomo Morto o Dormiente, si parte a piedi dal borgo di Febbio e ci si inoltra lungo un sentiero che si insinua negli splendidi colori di un faggeto che sfocia nella valle glaciale del Passone. Un punto da cui si intravede la croce a canne d’organo che risuona per la presenza quasi costante del vento, ma che è solo una tappa del cammino che conduce fino alla vetta. Per giungere alla sommità del Monte Cusna bisogna infatti conquistare ancora il Monte La Piella e aggirare il Sasso del Morto. O, in alternativa, salire direttamente con la seggiovia da Febbio (pagina Facebook Infofebbio.com). In qualunque modo si decida di arrivare al traguardo, la ricompensa è il bellissimo tramonto in quota: uno spettacolo in grado di far dimenticare in un solo istante ogni fatica.

Parmigiano Reggiano di Montagna, bontà d’alta quota

Stagionatura lenta, profumi di montagna e soprattutto latte. Per scoprire davvero questo tratto di Appennino dominato dal monte Cusna, questo territorio incontaminato ma allo stesso tempo segnato dalla presenza umana, bisogna assaggiare uno dei suoi prodotti simbolo: il Parmigiano Reggiano di Montagna tutelato dal Consorzio. A caratterizzarlo è un colore giallo paglierino più intenso, dovuto ai fieni, ai prati e alle essenze presenti in alta quota, e un sapore più deciso rispetto al Parmigiano tradizionale più conosciuto. Tutti i maestri casari di questa zona, custodi di un sapere antico, sanno infatti che l’unico ingrediente di questa delizia è il latte munto nelle stalle di montagna, quel latte a cui solo i pascoli superiori ai 700 metri sanno imprimere quel particolare sentore. Il risultato di questo disciplinare essenziale ma rigoroso è un prodotto artigianale dal sapore unico, generoso e inimitabile, sempre più apprezzato in tutte le tavole del Belpaese. E non solo.

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