Come mai la Liguria, in questo numero di e-borghi travel, dedicato alla montagna? Perché le sue seduzioni salmastre fanno da contrafforte agli articoli incentrati sull’intrigo silvestre: sono le “vacanze fuori posto”, l’alter ego di vette e crinali, un compendio di spunti e idee anche su onde e fondali. Ed ecco la Liguria, un arco punteggiato da borghi ancorati alla terra ma proiettati sul mare e con le due estremità a oriente e a occidente che si fronteggiano, quasi volessero assurgersi a polene di una nave. E’ la patria dei caruggi, la Liguria, un susseguirsi di negozietti traboccanti artigianato locale, panifici che sfornano focaccine fumanti, drogherie nelle quali si tosta ancora il caffè, bevanda-eredità dell’illustre antenato, Cristoforo Colombo. Da Genova il sipario si apre sul levante ligure, che riassume coste rocciose e sabbiose, baie e calanchi, calette deserte e insenature lusingate dal mare. Partendo da Genova il primo pit stop è Camogli, borgo ligure per antonomasia, sviluppato in altezza con un gomitolo di vicoli, scalinate e abitazioni con il loro pentagramma cromatico allineato al profilo della costa. E dal molo di Camogli in ogni stagione si può salpare per seguire dalla barca il disegno della costa tra Punta Chiappa e San Fruttuoso: coreografie di scogli, rocce e arabeschi di coralli infiammati dal sole. Destinazione dal fascino “abissale”, la Liguria: sul fondale della baia di San Fruttuoso e per volontà dei subacquei genovesi c’è il Cristo degli Abissi, la statua bronzea che dagli anni Cinquanta è a protezione di tutti i naviganti e i lupi di mare. Nel Golfo Paradiso la protagonista è lei, Portofino, con la sua “piazzetta” affacciata sul porticciolo e il castello di San Giorgio arroccato sul promontorio. Oltrepassata la piccola baia di Paraggi, si arriva alla signorile Santa Margherita Ligure, mentre a pochi chilometri si raggiunge Rapallo con il suo “ponte di Annibale”, in pietra e ad arcata unica. Si prosegue per Sestri Levante, il cui istmo regala due scorci intriganti e altrettante denominazioni: una è la “Baia delle favole”, toponimo coniato da Hans Christian Andersen che qui soggiornò nel 1833, l’altra è la “Baia del silenzio”. Nell’estrema propaggine orientale ligure è in scena l’Unesco con le Cinque Terre: Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, borghi marinari in successione costellati da calette, speroni di roccia e promontori a picco sulle acque. Infine, il golfo della Spezia, sulle cui sponde opposte si stagliano Portovenere e Lerici, antichi borghi-fortezza eternamente riflessi l’uno nell’altro nello specchio di un mare che li unisce da millenni.
Da Genova si vira verso la costa occidentale e si arriva a Varazze, protagonista di una secolare tradizione cantieristica navale, con torri e tratti di un’antica cinta muraria - risalenti al secolo XII e XIV – erette a difesa dei saraceni provenienti dal mare. Poi, dopo Albissola Marina e la sua indole artistica incentrata sulla ceramica, ecco Spotorno e Noli: così vicine, così diverse. La prima più incline al vociare mondano della cronaca, la seconda silenziosa depositaria della storia, uno fra i borghi medievali meglio conservati in Liguria. Ancora echi del passato da assaporare a Loano, con le abitazioni allineate sul mare e poi Albenga, scrigno di arte antica nel centro storico e infine Alassio con il suo “muretto”, famoso dagli anni Sessanta, gettonato per gli autografi – riprodotti in ceramica – di personaggi del mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. Procedendo verso occidente si arriva a Sanremo, con rocche e porte medievali nella Pigna, il volto del centro storico, così chiamato per la sua insolita conformazione. Quando la sabbia della costa ligure sta per stemperarsi in territorio francese, infine, si giunge a Bordighera, il cui cuore più antico si presenta come un borgo fortificato a forma di pentagono irregolare nel quale pulsano al ritmo della cronaca suggestioni botaniche, archeologiche e culturali.