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Viaggio attraverso i Borghi della Taranta - parte seconda


Giovedì 09 agosto 2018

Siamo nella Grecìa salentina, isola linguistica ellenofona della Puglia meridionale. Esattamente nove i comuni dove ancora si parla un dialetto neo greco, appena di più quelli coinvolti dal consorzio tra enti.

Viaggio attraverso i Borghi della Taranta - parte seconda

E così, dal 2007, grazie anche al supporto della Comunità europea, ai comuni originari si sono aggiunti altri tre non propriamente ellenofoni: Carpignano Salentino, Cutrofiano e Sogliano Cavour. Il tutto comprende una striscia di territorio situata a metà della penisola salentina, con 60000 abitanti coinvolti. Diversi però ormai i centri che hanno perso perso gli anziani cittadini rimasti a parlare il griko. Mentre invece Sternatia, Martignano, Calimera, Corigliano d'Otranto, Zollino e Martano sono i più fedeli a queste tradizioni linguistiche. Il greco salentino, però, che lingua è? Un pochino di storia.

Qui i greci arrivano sia in epoca magnogreca sia coi bizantini, questi ultimi ora a causa delle persecuzioni iconoclaste ora grazie alle politiche di espansione mediterranea dell'imperatore Basilio I. Ecco che queste comunità continuarono a professare la fede greco ortodossa. E a coltivare la loro lingua. Con molte difficoltà nei secoli, sotto le numerose e varie dominazioni culturali subite al Sud. Nel giugno del 1990 nasce il consorzio e si decide una volta per tutte di tutelare questa antica parlata grecanica. Evidenti anche i fini turistici. Nel 2001 nasce l'Unione dei comuni della Grecìa Salentina. Si difese così un grande patrimonio culturale che nei secoli, anche per questioni religiose, aveva vissuto le sue difficoltà. Patemi anche di natura politica. Si pensi all'unità d'Italia. Col Risorgimento, infatti, le minoranze furono tacitate. Ogni dialetto fu bandito, figurarsi quello afferente ad altre culture. E così fino agli anni settanta e ottanta del XX secolo. Oggi invece il numero di parlanti si attesta a 10.000 unità, anche se quasi tutte persone anziane. Una lingua che chiaramente nei secoli ha elaborato modifiche, con evidenti influenze dai vari dialetti succedutisi nel Salento stesso fino alle naturali contaminazioni neolatine. Roma ha riconosciuto i greci leccesi come
"Minoranza linguistica grica dell'etnia erico-salentina".

Partiamo ora per un breve giro attraverso i paesi a vario titolo interessati all'area grika e che ospiteranno eventi inseriti nel cartellone della Taranta.

Andiamo a Cursi, al centro del Salento, 30 km da Lecce. Cursi è famosa per la sua pietra, materiale con cui tanti edifici e strutture sono qui stati innalzati. La famosa pietra leccese si estrae dunque soprattutto qui. Ma non solo. Leccesi e cursiati tengono alle specifiche differenze.
Il locale Ecomuseo della pietra leccese, con sfondo diretto le cave di pietra calcarenitica (tufo) e vari itinerari naturalistici, spiegano ampiamente questa storia e questa geologia.
Di particolare interesse storico artistico la cripta basiliana di Santo Stefano, con affreschi a partire dal XII secolo.

A Zollino non potete perdere il gusto del pane "scéblasti", in griko cioè "senza forma", tipico pane contadino. Rossiccio, nasce da impasto di farina, acqua, zucca gialla, olive, cipolla, zucchine, olio, peperoncino, sale e capperi. Ad inizio agosto una sagra celebra questo prodotto tradizionale. In paese anche molti frantoi ipogei. Da vedere la nota colonna votiva in onore di San Pietro.

Calimera, paese devoto a San Brizio, è uno dei centri più importanti del grecanico salentino. Qui i più grandi studiosi anche di tutti gli aspetti storico glottologici.
In città (7000 abitanti) anche un ben tenuto Museo di Storia Naturale del Salento, munito di Osservatorio faunistico. Grande e austera la chiesa madre, diverse le strutture religiose con pregevoli altari in pietra leccese. Straordinarie, come anche già a Cursi e in altre località del Salento, le testimonianze megalitiche: dolmen soprattutto.
Nomen omen: Castrignano de' Greci ha la sua eredità chiara già dall'inizio. Qui i greci parlano ancora. In tutti i sensi. Nelle strade del borgo troverete chiese con lavori artistici dalle importanti firme (dal pittore ottocentesco Francesco Saverio Altamura allo scultore del '600 Giuseppe Zimbalo), il castello baronale di origine medievale e poi rifatto nel'500, appena fuori le mura la cripta di Sant’Onofrio, antico luogo di culto scavato nella roccia. A Castrignano curiose le pozzelle, caratteristici serbatoi per la raccolta dell'acqua.

Sternatia vanta il noto Palazzo Granafei, residenza baronale dell'omonima famiglia di feudatari del posto. In stile barocco, è attribuito a Mauro Manieri, studiatissmo architetto leccese settecentesco. Le mura cinquecentesche di Sternatia furono progettate da Evangelista Menga e Stefano da Putignano, rispettivamente architetto militare e scultore tra i più noti al Sud del secolo.

Soleto ha tantissimo. Celebri i riti della Settimana Santa. La si ricorda anche per la cosiddetta Guglia di Raimondello, alta ben 40 metri e visibile da lontano, voluta da Raimondo Orsini del Balzo per comunicare la propria potenza. È attigua alla matrice collegiata di Maria Santissima Assunta. Interessante anche il santuario della Madonna delle Grazie, annesso al convento dei Frati Minori.
La Chiesa di Santo Stefano, costruzione greco-bizantina del XIV secolo, con portale tardo romanico, sormontato da bel rosone e campanile gotico, si fa ammirare per i suoi bellissimi affreschi in stile bizantino. Qui cattura tutti il Giudizio Universale, davvero suggestivo. Soleto ha molto ancora da raccontare, soprattutto a livello archeologico: era un comprensorio estremamente rilevante e territorialmente imponente. A Taranto è conservata la grande Mappa di Soleto, la più antica "cartina" geografica occidentale del periodo classico. Nel 2001 anche il ritrovamento di una villa rustica romana. Come non citare poi la "Corà" di Soleto, nel centro storico: quartiere di case gentilizie rinascimentali e stipendi palazzi barocchi.

E Melpignano? La città sede del Concertone fa parte dell'Associazione Comuni Virtuosi, per la gestione ecosostenibile del territorio. Nel centro urbano molte chiese. Segnaliamo quella del convento degli Agostiniani, restaurata su progetto del citato Zimbalo. Numerose anche le chiese del contado, così come i frantoi ipogei. Il palazzo marchesale fu voluto nel 1636 dal patriota albanese Giorgio Castriota-Scanderbeg. Particolarità a Melpignano il porticato rinascimentale di piazza San Giorgio, quasi rarità in Puglia. La struttura attesta la vocazione mercantile di questa cittadina. Un'area che riconsegna al fruitore attuale anche tante strutture megalitiche: menhir e dolmen.

Martano

Martano è invece la città dell'aloe, pianta qui assai coltivata. Antico centro strategicamente importante a livello viario, ha alcune biblioteche storiche e soprattutto un'interessante pinacoteca, con opere di pittori classici dell'area pugliese e napoletana, ma anche del galatinese Gioacchino Toma e del gallipolino Guido Pagliano, artista cui il contenitore (munito anche di collezioni di numismatica) è intitolato. Delizioso anche il Museo Diffuso delle sculture in pietra leccese, con opere distribuite direttamente tra le strade del centro. La chiesa matrice, dedicata all'Assunta, offre, tra gli altri, opere di Cesare Fracanzano (XVII secolo) e Oronzo Tiso (XVIII). Alessandro, padre di Cesare, è invece presente con una Pietà nella chiesa del monastero di San Domenico. Alcantarino e poi cistercense il convento di Santa Maria della Consolazione, sulla strada per Borgagne (frazione di Melendugno). Martano è pieno di "case a corte", tipiche della Grecia Salentina: diverse abitazioni con in comune il cortile e con condivisione anche dei granai, delle cisterne e delle grandi pile in pietra per il bucato. Tanti anche qui i palazzi storici e imponente quello baronale, già castello aragonese. Il menhir del Teofilo (o Santu Tòtaru) è invece il più alto monolite della Puglia intera (4,70 m). Anche la Specchia dei Mori è la più grande del Salento. Cosa sono le specchie? Lastre in calcare sovrapposte l'una all'altra e prelevate dallo spietramento effettuato nella zona.

Costruzioni rurali tipiche leccesi. Sempre più noto Apigliano, villaggio medievale oggi sito archeologico. Legato storicamente anche alla confinante Zollino, fu abitato dal XII secolo, con primordi insediativi già dell'VIII. Fu abbondonato improvvisamente per ragioni ancora ignote agli storici.

Corigliano d'Otranto

Il castello di Corigliano d'Otranto è imperdibile. Grande, imperioso, fascinoso. È il castello de' Monti, nascita medievale ma figurazione rinascimentale, sancendo il passaggio dalle torri quadrate alle rotonde. Stupendo.
Come ad Otranto, anche qui nella chiesa madre di San Nicola un mosaico pavimentale dell'Arbor Vitae, ma molto più recente: risale all'800.

Sogliano Cavour era solo "Sogliano": poi, con l'Unità d'Italia, ecco l'omaggio allo statista piemontese. Opinabile omaggio? Chissà. Il cambio di nome per distinguersi da un omonimo centro forlivese.
Insieme barocca e neoclassica la chiesa madre di San Lorenzo, del '600 il monastero degli Agostiniani e risalente invece già al 1100 il palazzo baronale.
La chiesa delle Anime Sante del Purgatorio sorge su grotte basiliane dedicate a San Trifone, venerato anche ad Alessano e nella barese Adelfia.

A Carpignano Salentino la famosa cripta bizantina di Santa Cristina (secoli IX-XI). Costituisce la prima testimonianza del rito greco bizantino nella zona e detiene alcuni tra gli affreschi più antichi dell'Italia Meridionale intera. Assai noto quello del Cristo di Teofilatto. Ippolito Borghese, pittore umbro attivo tra '500 e '600, è presente nel santuario della Madonna della Grotta, altro vanto di Carpignano.

Nella frazione di Serrano, dal 18 al 20 agosto di ogni anno, si svolge la Festa de lu Contadinu, ormai molto accorsata da autoctoni e turisti. E poi L'Olio della Poesia, evento che annualmente premia un artista di rilevanza nazionale con un quintale di olio estravergine di oliva. A tre chilometri da Serrano, nell'antico feudo di Stigliano, ecco la chiesetta di Santa Marina, datata al 1762.

Siamo ora a Martignano, città dell'economista illuminista Giuseppe Palmieri, cui è dedicato un parco, grande area di accoglienza e promozione turistica, con biblioteca e mediateca. Migliaia ogni anno i visitatori. Partono da qui visite guidate per tutto il Salento. Terra anche del notissimo Carnevale, dell'insalata grika e della Festa dell'Uragano in ricordo del patrono, san Pantaleone, che nel 1718 salvò, secondo la fede popolare, Martignano dal violento maltempo. Qui è diffusissima la tradizione musicale della pizzica: sempre tanti i gruppi popolari che propagano il verbo della celebre danza del Salento. Da visitare la chiesa matrice cinquecentesca di Santa Maria dei Martiri e quella di San Francesco d'Assisi. Tra i palazzi storici, decisamente il Palmieri. Anche a Martignano, infine, le pozzelle per la raccolta dell'acqua.

Chiudiamo con Cutrofiano, vicino anche all'area di Maglie e Scorrano.
La città è il più rilevante centro di produzione di ceramica del basso Salento. Una tradizione medievale. Ad agosto, già dal 1973, si tiene la grande mostra annuale della terracotta. Da visitare il Museo della Ceramica, nella Biblioteca Comunale, con reperti medievali ma anche preistorici. La chiesa matrice, dedicata ad un culto diffuso nel Salento, quello della Madonna della Neve, risale al XVII secolo. Da citare una tela di Francesco Solimena e un Crocifisso ligneo del XVII secolo. Tra i palazzi, su tutti il Filomarini, del '600, attribuito a Francesco Manuli. Degna di una visita anche la cripta di San Giovanni Battista, a circa 1 km dal centro. Qui una chiesetta rupestre e una piccola necropoli medievale. Di grande interesse a Cutrofiano il Parco dei Fossili, sulla strada verso Aradeo, all'incrocio con Sogliano. Ospitato in una ex cava d'argilla, è un vero e proprio giacimento storico, grande ben 12 ettari. Qui sono visibili diversi strati geologici marini con fossili e reperti assai interessanti. Una cava molto studiata in ambiente scientifico e che però ha vissuto un lungo periodo di abbandono negli anni '80, quando addirittura divenne discarica abusiva di rifiuti. Ora la situazione è decisamente migliore: sono stati anche coltivati 8000 alberi lungo i bordi. Bonificata inoltre l'area e così i confini. E la storia è salva. Una storia da apprezzare, conoscere, tutelare.

La storia di Cutrofiano, la storia di tutti i borghi della Taranta.

Leggi la prima parte di questo viaggio...

Foto prinipale La Notte della Taranta

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