A soli venti chilometri da Torino si trova la montagna più misteriosa d’Italia, conosciuta per le sue storie leggendarie. Si tratta del monte Mosiné, un vulcano inattivo da millenni, alto circa 1.150 metri, situato nei pressi della Val di Susa, nelle Alpi Graie. Oggi la montagna si presenta come un territorio arido e ostile, povero di fauna e vegetazione, ma adatto agli amanti dell’escursionismo e dei panorami suggestivi. Alla luce delle straordinarie rilevazioni archeologiche effettuate, risulta che il Mosiné era popolato da antiche tribù celtiche risalenti al Neolitico. A testimoniarlo sono i ritrovamenti di reperti ceramici preistorici, i resti di una capanna di fine Età del Bronzo Antico del 1.700 a.C. e dell’imponente Croce Bianca ubicata sulla sua vetta. La croce riporta la dicitura latina “in hoc signo vinces” (in questo segno vincerai) e la leggenda narra che fu proprio quella croce ad apparire in sogno a Costantino I, il giorno prima della grande battaglia di Torino e della sua immediata conversione al Cattolicesimo.
Nonostante l’importanza archeologica, il monte Mosiné è celebre per le sue innumerevoli leggende che hanno contribuito a far crescere il suo nome, tanto da porsi al centro di studi scientifici e paranormali smossi da superstizioni, credenze e svariati avvistamenti di UFO.
Uno degli avvistamenti più eclatanti risale all’8 dicembre del 1978 e coinvolse due escursionisti che, secondo le loro testimonianze, sarebbero stati improvvisamente travolti da un fascio di luce accecante giunto dalla sommità della montagna. Uno dei due scomparve nel nulla e fu ritrovato, sotto shock e con una grave ustione alla gamba, ore dopo dall’amico e altri escursionisti. Il “rapito” dichiara di aver incontrato quattro alieni, scesi da una navicella, che lo avrebbero paralizzato e sollevato da terra con un tocco. Mesi dopo l’accaduto i due escursionisti iniziarono a soffrire di una rara forma di congiuntivite acuta, probabilmente indotta dall’esposizione di quello strano fascio di luce accecante.
Un altro avvistamento risalente all’8 marzo 1996 riporta la testimonianza di due uomini che dichiarano di aver avvistato uno strano velivolo, dalla forma cilindrica, volare sulla cima del monte Mosiné irradiando la vetta di un’insolita fluorescenza giallastra.
Certo, non esistono prove che dimostrano la veridicità di tali affermazioni, ma sulla vetta del monte Mosiné, è stata rinvenuta una lapide risalente al 1973 che ha causato un certo sgomento, sopratutto perché nessuno ha idea di chi l’abbia portata sin la su. Inchiodata su quella lapide di pietra vi è una targa arrugginita che riporta le parole di un individuo sconosciuto:
“Qui è l’Una Antenna dei Sette Punti Elettrodinamici, che dal proprio nucleo incandescente vivo la Terra tutta respira emette vita. Qui operano le Astrali Entità che furono: Hatsheptut, Echnaton, Gesù il Cristo, Abramo, Confucio, Maometto, Buddha, Ghandi, Martin Luther King, Francesco d’Assisi, e anche Tu, se vuoi, alla fratellanza costruttiva tra tutti i Popoli. Pensaci intensamente, 3 minuti: Pensiero è Costruzione”
Le leggende che alimentano il mistero
Molte di queste leggende hanno a che fare con la magia, la religione e l’esoterimo. Si narra di una grotta incantata abitata da un mago immortale il cui compito è custodire e proteggere il più grosso smeraldo del mondo dalla bramosia della gente avida di ricchezze, in compagnia di un drago d’oro che sorveglia le porte della caverna; poi c’è la leggenda sul re Erode, il quale fu esiliato sul monte Musiné a seguito della strage degli innocenti, secondo alcuni la sua anima sarebbe rinchiusa ancora oggi dentro un carro infuocato e costretta a vagare nella notte. Altri, invece, sostengono che il monte sia terreno di caccia di lupi mannari e altre creature soprannaturali.
L’atmosfera leggendaria di cui gode il monte Musiné è riuscita ad incuriosire persino i media, diventando così protagonista di svariati documentari e reportage scientifici che hanno contribuito ad accrescere il mistero.
C’è davvero l’imbarazzo della scelta e capisco che non sia cosa facile scegliere a quale leggenda credere, tuttavia mi sento in dovere di consigliare di prenotare un’escursione avventurosa sul monte Musiné, in modo da poter verificare coi nostri occhi quale, fra le tante, sia la più giusta per noi.