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Fortezza - Franzensfest


Fortezza è un centro di recente fondazione; il paese risale al XIX secolo, quando ebbe inizio la costruzione della ferrovia e delle fortificazioni, a cui il luogo è strettamente legato anche nel nome. Il comune originario era Mezzaselva (Mittewald), tuttora il comune catastale, con i due abitati di Prà di Sopra (Oberau) e Prà di Sotto (Unterau).
  • Borgo in montagna
  • Borgo di lago
  • Borgo con castello
Fortezza  | Stefan Schönweger
Fortezza
Stefan Schönweger
Fortezza  |
Fortezza
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Fortezza
Lago di Fortezza  |
Lago di Fortezza
Fortezza  |
Fortezza
Fortezza, il Forte  | Alfred Tschager
Fortezza, il Forte
Alfred Tschager
Fortezza  |
Fortezza
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Fortezza
Fortezza  |
Fortezza
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Fortezza
Uno sguardo a Fortezza/Franzensfest
Uno sguardo a Fortezza/Franzensfest

Sul borgo

Fortezza (Franzensfeste in tedesco) prende nome dalla fortezza edificata ai tempi dell'impero austriaco dall'imperatore Francesco I: il forte di Fortezza, costruito dal 1833 al 1838. Il nome originario di Fortezza pertanto è Franzensfeste che significa la "Fortezza di Francesco". Il comune assunse il nome attuale nel 1942, in precedenza si chiamò Mezzaselva all'Isarco/Mittewald am Eisack nel 1923 e poi solo Mezzaselva/Mittewald (dal 1923 al 1942), dal nome del centro abitato più antico del Comune, oggi frazione. Il nome della frazione è attestato sin dal 1223 come Mittenwalde e significa "in mezzo alla foresta", foresta che nel 1204 è attestata come Wibetwald.

Un piccolo insediamento era già presente nel 2500 a.C., come risulta dal ritrovamento di vasellame domestico. Il luogo ha sempre avuto un ruolo importante nel transito delle merci sulla direttrice nord-sud; prima come Via dell'Ambra tra la Grecia, la Sicilia e il nord Europa, poi nel periodo romano, tra Aquileia e le regioni d'oltralpe; lo dimostra un tratto della strada romana rinvenuta nei pressi del paese. Dove ora è situata la stazione, nel XVII secolo sorgevano un paio di masi, uno dei quali, nel tempo, si trasformò in locanda con il nome “Post-Reifer” ed è tuttora in esercizio.

L'importanza militare del luogo si rese evidente durante l'insurrezione tirolese nel 1809, quando il Generale Lefebvre, al comando di 2500 truppe sassoni, fu sconfitto in un'imboscata dai Tirolesi di Andreas Hofer nei pressi della cosiddetta Sachsenklemme (la “stretta dei Sassoni”). Francesco I Imperatore d'Austria, al momento di costruire un sistema difensivo, per timore di un'invasione da sud, scelse per la sua dislocazione geografica e strategica proprio la località dove la valle si restringe e sul costone roccioso che si protende dalla montagna venne costruito un primo sistema di fortificazioni. I lavori iniziarono il 17 giugno 1833 e il Forte Asburgico fu inaugurato da Ferdinando I d'Austria il 18 agosto 1838. Alla costruzione del Forte - a cui fu dato il nome di Francesco I, appunto Franzensfeste - e successivamente della ferrovia, contribuirono migliaia di operai che trovarono alloggio a Fortezza contribuendo allo sviluppo e alla crescita del paese.

Nel 1867, con l'apertura della ferrovia del Brennero, Fortezza consolidò il suo ruolo non solo sulla direttrice nord-sud, ma anche verso la Val Pusteria fino a Maribor, coinvolgendo nella costruzione della linea la parte meridionale della fortificazione. Con la firma del patto della Triplice alleanza (1882), da parte degli Imperi di Germania, Austria-Ungheria e del Regno d'Italia, il forte di Fortezza perse la sua importanza strategico-militare e fu trasformato in un deposito di munizioni, ruolo che mantenne anche quando passò all'Italia nel 1918. Nel 1939 iniziarono i lavori per la costruzione del bacino idroelettrico per la centrale di Bressanone, resasi necessaria per l'elettrificazione della linea ferroviaria; i lavori furono completati l'anno successivo e Prà di Sotto fu sommersa dall'invaso. Nel 1940 Fortezza fu elevata a Comune, divenne un importante snodo ferroviario e furono costruite sia le infrastrutture necessarie alla manutenzione delle locomotive sia gli alloggi per il personale.

Fino alla metà degli anni Novanta, Fortezza era un'importante dogana, specialmente per il suo scalo bestiame; ha perso molta del suo rilievo dopo l'apertura delle frontiere, in seguito all'entrata nella Comunità Europea dell'Austria. Lo stemma di Fortezza è costituito dalla lettera "ypsilon" bianca capovolta che simboleggia le strade per il villaggio.

Meritano sicuramente una visita il Forte di Fortezza, la chiesa di Mezzaselva e i monumenti delle battaglie che ricordano la battaglia di indipendenza Tirolese.

Comune di Fortezza/Franzensfeste
Provincia di Bolzano/Bozen
Regione Trentino Alto Adige

Abitanti: 1.009
Altitudine centro: 749 m s.l.m.

il Comune fa parte di:
Comunità Montana Wipptal - Alta Val d'Isarco

Il Comune
Piazza Municipio 2 - Tel. +39 0472 458631

= distanze in linea d'aria

IN AUTO

  • Percorrendo l'autostrada le uscite più vicine al centro di Fortezza sono:
    - Uscita Bressanone - Val Pusteria (A22 Brennero-Modena)
    - Uscita Bressanone Zona Ind. (A22 Brennero-Modena)

Già nel settembre del 1943 il governatore della Banca d'Italia Vincenzo Azzolini manifestò il timore che i tedeschi volessero impadronirsi delle riserve aurifere italiane. Il 16 dicembre dello stesso anno infatti dodici vagoni con 127,5 tonnellate d'oro in lingotti, monete e una piccola quantità di platino custoditi in barilotti e sacchi, giungono stranamente a Fortezza da Milano (in realtà parte di quest'oro in parte era stato nascosto dallo stesso Azzolini dietro un muro in una cassaforte, falsificando i documenti per poter giustificare il trasporto dell'oro da Roma a Potenza nel 1942. Nel 1943 invece Herbert Kappler, scortato dal maggiore delle SS Karl Hass, fece sequestrare l'intera riserva aurea e lo fece trasferire a Milano nella notte tra il 22 ed il 23 settembre. Da qui, in un secondo momento, sempre attraverso treni blindati, l'oro giunse poi a Fortezza.

Questo prezioso carico era parte delle riserve auree della Banca d'Italia, e fu scaricato da prigionieri russi del forte in un bunker sotterraneo, chiuso da tre differenti chiavi custodite dal comandante del forte, dal funzionario della Banca d'Italia e dall'allora borgomastro del paese Josef Wild. Allo stesso tempo la Wehrmacht aveva posizionato tutt'attorno alla fortezza alcune batterie contraeree. Alcuni mesi dopo dal forte ripartirono tre convogli. Il 29 febbraio 1944 un convoglio verso il Ministero degli Esteri del Reich a Berlino, contenente 55 tonnellate. Il 19 aprile un convoglio verso le banche svizzere di Berna, contenente 23,5 tonnellate, ed infine il 21 ottobre un altro convoglio verso Berlino, contenente 24 tonnellate. Quindi per un totale di 102,5 tonnellate d'oro.

Quando la 5a armata americana giunge a Fortezza il 17 maggio 1945, conquistandola senza sparare un sol colpo, trovarono nella camera blindata ancora 25 tonnellate d'oro (circa 7 miliardi di dollari), i resti dell'oro italiano (che gli alleati restituirono però solo tre anni più tardi). L'oro rimasto era disposto in 153 barili e 55 cassette. Già allora i conti non tornavano. Infatti i documenti delle 79 tonnellate che dovevano raggiungere Berlino, nella confusione degli ultimi giorni di guerra, sono andati perduti. Si sospettò inoltre che alcuni documenti che segnalavano la partenza dei carichi d'oro fossero stati contraffatti. A prova di ciò, il borgomastro (uno dei tre detentori di una delle chiavi) fu arrestato, e i suoi terreni furono ispezionati con il metal detector. Negli anni a seguire vi furono diverse spedizioni (anche una ufficiale della Banca d'Italia) per sondare il terreno circostante il forte e per esplorare cunicoli murati, ma senza alcun successo.

Nella leggenda dell'oro di Fortezza, si mescolano diverse storie, legate anche ad altri carichi d'oro svaniti nella storia, a cui si interseca anche la storia dell'oro jugoslavo (ad esempio un treno proveniente da Cattaro, nell'attuale Montenegro, passò su di un treno per il Forte prima della fine della guerra) ritrovato a casa di Licio Gelli, il quale si recò a Fortezza almeno tre volte prima degli anni settanta.

Negli anni 1980 la leggenda dell'oro subì una nuova svolta: l'ingegner Luigi Cavalloni affermò con sua assoluta certezza che a Fortezza doveva esserci ancora dell'oro. Lui stesso aveva già iniziato a ricercarlo nel 1977, ma ci vollero alcuni anni per ottenere le dovute licenze e permessi per accedere al forte che ai tempi era sotto il controllo del Ministero della difesa ed utilizzato dall'Esercito Italiano come polveriera.

La coincidenza volle che sempre durante lo stesso anno, il colonnello Herbert Kappler (tristemente noto per la strage delle fosse Ardeatine, ma anche esecutore del trasporto dell'oro), scappò dal ospedale militare del Celio. L'allora giudice istruttore di Trento, Carlo Palermo, nel 1983 aprì un'inchiesta giudiziaria, dove si ipotizzava che l'ingegnere Cavalloni avesse barattato l'evasione di Kappler con i segreti dell'oro di Fortezza. Ma il tutto si concluse con un nulla di fatto. A validazione di tesi sulla sparizione dell'oro, fu ritrovato il 15 novembre 2005 nel bunker che custodiva l'oro, uno stampo per lingotti senza il marchio per punzonare il lingotto, oltre che la presenza di sedimenti di carbone (testimonianza che all'interno del bunker, si è certamente fuso del materiale) e di piombo.

Un'altra versione vede cifre diverse: si parla di 117 tonnellate d'oro in lingotti e monete. In questa versione si dice che delle tre chiavi ne furono affidate 2 ai funzionari della succursale di Bolzano della Banca d'Italia e la terza al comando tedesco.

Nell'aprile del 1943, 23 tonnellate furono spedite in Svizzera. Dieci servivano a pagare i debiti contratti prima della guerra dall'industria di Stato Italiana mentre altre 12 finirono a Basilea sul conto dei Regolamenti Internazionali. La Repubblica Sociale Italiana aveva accordato al Reich di trasferire a Berlino una parte della riserva aurea nazionale, e quindi altre 50 tonnellate partirono da Fortezza. Una seconda spedizione era prevista nell'ottobre del '44, ma saputolo, il funzionario della Banca d'Italia, signor Bombasaro, si recò a Trento e inviò a Bari un messaggio cifrato al Comando Alleato, che subito rispose bombardando Fortezza presso la cui stazione sembrava fosse già l'oro caricato su vagoni blindati. Qualche giorno più tardi, un sedicente Comitato della Croce Rossa Internazionale prese in consegna l'oro per portarlo in Svizzera dove, pare, non arrivò mai.

Tirando le somme tra realtà e leggenda, a Fortezza dovevano rimanere circa 24 tonnellate d'oro. Da un rapporto segreto dell'agosto del 1946 sembra che il Comando Alleato, che aveva raggiunto Fortezza i primi di maggio del '45, alla presenza dei funzionari della Banca d'Italia che possedevano 2 delle tre chiavi, procedettero al ritiro dell'oro. Ne ritrovarono 22 tonnellate e 941 chili, dei 117 iniziali partiti da Roma.

Quindi anche secondo questa versione i conti tornerebbero. Ma testimoni nel corso degli anni sostenevano di aver visto oro in cunicoli nascosti e poi murati e che oltre all'oro di Roma facessero parte del tesoro anche i preziosi trafugati agli ebrei.

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