Il caratteristico borgo di Pitigliano è noto come la piccola Gerusalemme, per la storica presenza di una comunità ebraica, da sempre ben integrata nel contesto sociale che qui aveva la propria sinagoga.
Il territorio si estende nella parte occidentale dell'area del Tufo. Arrivando a Pitigliano dal mare, salendo la strada regionale 74 Maremmana, si notano le caratteristiche case che sporgono da un grande sperone di tufo, assolutamente a strapiombo. La rupe di Pitigliano è circondata su tre lati da altrettanti burroni, pieni di grotte scavate nel tufo; nel fondovalle scorrono i corsi d'acqua Lente, Meleta e Prochio.
Pitigliano era già un luogo frequentato e abitato sin dai tempi degli etruschi, quando qui furono fondati numerosi insediamenti scavati nel tufo e attestati dalla tarda età del Bronzo (XII-XI secolo a.C.). Anche nel luogo dove oggi sorge il paese era situato un centro etrusco, testimoniato dai resti delle mura rinvenuti nel quartiere di Capisotto e poi scomparso tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C. La prima notizia di Pitigliano appare in una bolla inviata da papa Niccolò II al preposto della cattedrale di Sovana nel 1061, dove viene già indicato come luogo di competenza della famiglia dei conti Aldobrandeschi. Nel 1293 Anastasia, figlia della contessa Margherita Aldobrandeschi, sposò Romano Orsini portando in dote la contea di Sovana e la sede della contea fu trasferita proprio a Pitigliano. Gli Orsini governarono la Contea di Pitigliano per secoli, difendendole dai continui tentativi di sottomissione da parte di Siena e Orvieto prima, e della Firenze medicea poi.
A testimonianza dell'importanza della comunità ebraica pitiglianese rimangono il quartiere del vecchio ghetto con la bella sinagoga e l'interessante cimitero sulla statale per Manciano. La Sinagoga di Pitigliano, sinagoga cinquecentesca, all'interno della quale spiccano l'Aron sulla parete di fondo e la Tevà al centro; sulle pareti sono conservate iscrizioni di versetti biblici mentre in alto si trova il matroneo riservato alle donne. Sotto il tempio ebraico si trovano i locali per il bagno rituale, il suggestivo forno delle azzime, la macelleria kasher, la cantina kasher e la tintoria. La formazione della comunità risale al XVI secolo, ma nell'Ottocento ne comincia il declino. A testimonianza dell'importanza della comunità ebraica pitiglianese rimangono il quartiere del vecchio ghetto con la bella sinagoga e l'interessante cimitero sulla statale per Manciano. Esso è situato al di là del torrente Meleta che delimita a sud il paese, costruito nella seconda metà del XVI secolo quando gli Orsini concessero quel terreno al loro medico di famiglia di religione ebraica per la sepoltura della moglie. Nelle vicinanze del cimitero ebraico si estende il museo archeologico all'aperto Alberto Manzi.
Palazzo Orsini, imponente palazzo fortificato, costruito come rocca dagli Aldobrandeschi (XI-XII secolo) e poi sede della contea degli Orsini, è stato ristrutturato consistentemente nel XVI secolo per volere di Niccolò Orsini, su progetto dell'ingegnere Antonio da Sangallo il Giovane. Il complesso ospita all'interno il museo diocesano di Palazzo Orsini, ricco di opere d'arte che coprono un periodo di tempo dal medioevo all'età moderna, e il museo civico archeologico, dove sono custoditi vari reperti provenienti dalle vicine aree archeologiche.
La Torciata di San Giuseppe è una tradizionale festa pitiglianese, che si svolge ogni 19 marzo per festeggiare l'arrivo della primavera. L'evento consiste in un corteo storico in costume che sfila per le vie del centro storico prima di arrivare in piazza Garibaldi, dove si assiste allo spettacolo degli sbandieratori e, una volta giunto il tramonto, all'incendio da parte dei torciatori di una catasta di fascine su cui è stato posizionato un pupazzo di canne, chiamato "invernacciu", che sta a simboleggiare l'inverno. Consumato il falò, le ceneri vengono raccolte dalle donne e conservate nelle case in segno di buon auspicio.
L'area in cui sorge Pitigliano è zona di produzione del vino Bianco di Pitigliano e del vino Rosso di Sovana, ognuno dei quali presenta alcune varianti in base ai disciplinari di produzione.
Borgo di Pitigliano
Comune di Pitigliano
Provincia di Grosseto
Regione Toscana
Abitanti: 3.707 pitiglianesi
Altitudine centro: 313 m s.l.m.
il Comune fa parte di:
I Borghi più belli d'Italia
Città del vino
Città dell'olio
Paesi bandiera arancione
Strada del Vino e dei Sapori Colli di Maremma
Unione Comuni Montani Colline del Fiora
Riconoscimenti
Bandiera Arancione - Touring Club Italiano
Il Comune
Piazza Garibaldi 37 - Tel. +39 0564 616322
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Chi percorre la Statale 74 Maremmana in direzione del Santuario della Madonna delle Grazie, non può fare a meno di fermarsi, incantato e quasi incredulo per lo spettacolo che si trova di fronte: il borgo di Pitigliano, sospeso sulla sua rupe di tufo tra valli verdeggianti. È una visione magica, un’illuminazione. L’abitato di Pitigliano, tutto costruito in tufo, è inserito nel paesaggio con una compattezza tale che è quasi impossibile separare l’opera dell’uomo da quella della natura.
Qui gli uomini nei secoli hanno preferito scavare più che costruire. Grazie alla facilità di lavorare la roccia vulcanica, è nata una “civiltà del tufo” di cui hanno lasciato impronta gli Etruschi, il popolo dell’oltretomba, e gli Ebrei, il popolo della Legge. Scavando tenacemente nelle viscere del terreno, gli etruschi costruirono tombe, ipogei, cunicoli e le misteriose “vie cave”: il loro mondo era quello semioscuro dei sotterranei, come se solo addentrandosi nel cuore della terra, tagliando la roccia, potessero coglierne la sua profonda spiritualità, sconfiggere la paura della morte e risalire alla luce del sole. Anche gli ebrei, vissuti a Pitigliano per cinquecento anni, sistemarono nelle grotte gli ambienti del loro culto. Ancora oggi lo spettacolare abitato di Pitigliano nasconde sotto di sé un’altra città sotterranea, fatta di oratori rupestri, gallerie e cunicoli per il drenaggio delle acque, colombari con le cellette dei piccioni, stalle, cantine e antiche case rupestri trasformate in magazzini. In tali ambienti ancora si conservano tini, botti, torchi, frantoi.
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