I Borghi italiani sono scenografie naturali per capolavori d’autore. Da nord a sud, ecco alcune location utilizzate per film celebri o da grandi registi, da Borghetto (Luchino Visconti) a Sabbioneta (Bernardo Bertolucci), da Savoca (Francis F. Coppola) a Tremosine con un episodio di James Bond.
Il folle inseguimento con cui si apre Quantum of Solace di Marc Forster (2008), un episodio della serie dell’agente 007, è stato girato a Tremosine, sul lago di Garda. L’impresa di James Bond ci ha fatto conoscere, anche se solo per pochi minuti, una delle strade più incredibili d’Italia, dove è d’obbligo guidare con la massima attenzione, non certo con la spericolatezza dell’agente segreto. Chi dal lago guarda le case di Pieve di Tremosine allineate sull’orlo dell’altopiano, circa 400 metri più in alto del filo d’acqua, si chiede come possa una strada giungere fin lì. Per secoli un ripido sentiero ha unito il porto al capoluogo, per secoli gli uomini hanno trasportato a spalla legna, carbone, olio, grano. Una volta arrivati giù, c’era da solcare il lago verso Desenzano e Bardolino, prima affidandosi a barche e barconi, poi a battelli. Solo nel 1913 fu costruita una strada di collegamento con il porto. E’ una strada incastonata nelle viscere della montagna, lungo la forra scavata da un torrente che la roccia avvolge come spire di un serpente.
La storia di Borghetto, frazione del comune veronese di Valeggio sul Mincio, è quella di un punto di passaggio importante e di una zona di confine tra Lombardia e Veneto contesa da opposti eserciti. Questo guado del Mincio era il più comodo e sicuro a sud del lago di Garda, e il fiume ha rappresentato per secoli una barriera naturale tra le terre del mantovano e quelle del veronese, in una zona di frontiera presa di mira da signorie ed eserciti che qui avevano i loro appetiti: i Gonzaga, gli Scaligeri, i Visconti, Venezia, l’Austria, la Francia. Hanno plasmato questi luoghi anche le battaglie napoleoniche e, soprattutto, le memorie risorgimentali, rese immortali da Luchino Visconti che per il suo film, Senso, del 1954, girò alcune scene sul ponte di legno che scavalca il fiume Mincio. Borghetto è un posto molto romantico, soprattutto la sera, e sembra una cartolina dell’Ottocento, con i suoi cimeli risorgimentali come la palla d’artiglieria ancora imprigionata nella facciata dell’Antica Locanda Mincio. Si dice che sotto le fondamenta della locanda si trovi l’antica thaberna templare: segno che anche i monaci guerrieri amavano gozzovigliare.
Sabbioneta ha ottenuto nel 2008 il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità insieme a Mantova. Nel 1970 uscì nelle sale Strategia del ragno, il film diretto da Bernardo Bertolucci, regista che acquisterà notorietà internazionale con i l successivo Ultimo tango a Parigi (1972). Tratto liberamente da un racconto sul doppio di Jorge Luis Borges, il soggetto sviluppa una vicenda esistenziale e politica ambientata a Sabbioneta, che nel film assume il nome immaginario di Tara. Alcune riprese sono state realizzate anche nella vicina Pomponesco e nella pianura parmense nei pressi del Po. Piazza Ducale, la Galleria degli Antichi, la via dell’Accademia con palazzo Forti, via dei Serviti con la chiesa dell’Incoronata, sono angoli di Sabbioneta presenti nel film, capaci di restituire la sfiorita bellezza padana della cittadina. Le strade deserte rendono inquietante la presenza umana in questa “città ideale”, sorta dal a nella seconda metà del Cinquecento per volere del duca Vespasiano Gonzaga.
Fotografia di Vittorio Storaro, costumi perfetti per un’ambientazione medievale, interpreti come Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer: Ladyhawke di Richard Donner, del 1985, è un capolavoro del genere fantasy. La forza del film sta anche nella bellezza dei luoghi in cui è stato girato, tutti in Italia, in particolare la montagna del Gran Sasso in Abruzzo con il fascinoso castello di Rocca Calascio, tanto vero da sembrare finto, e la Rocca Sforzesca di Soncino, borgo lombardo in provincia di Cremona. La rocca fu costruita in un solo anno, il 1473, e insieme alla cerchia di mura realizzata vent’anni prima, fa di Soncino una delle città murate più interessanti d’Italia. La struttura fortificata si erge alta sul piano della campagna e si sviluppa per due chilometri. L’attuale stato di conservazione permette di osservarne la tecnica costruttiva, con l’ordinata tessitura dei mattoni e la serie regolare di torrioni e bastioni con le tre porte, chiamate “a Sera”, “a Mattina” e “di Sotto”.
Civita di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, è stata recentemente candidata dalla Regione Lazio a Patrimonio dell’Umanità, con un’iniziativa che l’Unesco definisce “solida”, cioè con buone probabilità di successo. Il borgo rischia di franare del tutto, nonostante negli ultimi tempi alcuni vip vi abbiano acquistato casa. A firmare l’appello per salvarlo, personalità come l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il regista Bernardo Bertolucci, l’archeologo Andrea Carandini, artisti come Bruno Bozzetto, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Ennio Morricone, il Premio Nobel Dario Fo e lo scrittore Andrea Camilleri. A Bagnoregio sono state girate scene de La strada di Federico Fellini (1954), a Civita de I due colonnelli di Steno con un grandissimo Totò (1962). Ambientato qui anche l’episodio di Alberto Sordi nel film Contestazione generale di Luigi Zampa (1970), dove il grande attore romano interpretava il ruolo di un prete di campagna.
Furore, borgo della costiera amalfitana che prende nome dalla furia delle acque del mare all’interno del fiordo, è stato lo scenario del secondo episodio, intitolato Il miracolo, del film Amore di Roberto Rossellini (1948) con Anna Magnani. La burrascosa storia di Rossellini e della Magnani, che si erano conosciuti e innamorati sul set di Roma città aperta, conobbe il primo momento di crisi quando, durante la lavorazione de Amore, entrò nella vita del regista l’attrice svedese Ingrid Bergman. L’episodio Il miracolo, aggiunto in un secondo momento al film che era risultato troppo corto (il primo episodio è Una voce umana), fu sceneggiato da Federico Fellini, che inventò per la Magnani la storia di una povera pazza che si fa mettere incinta da un pastore vagabondo scambiato per San Giuseppe. Il miracolo è stato girato in esterni, a Maiori e nel fiordo di Furore. Resta negli occhi, per gli amanti del cinema, l’immagine della Magnani che dal fiordo sale verso le case e la chiesa di Furore, dove andrà a partorire, lungo il costone a dirupo, accompagnata solo da una capretta.
L’hanno chiamata la città del Padrino: è qui, infatti, che Francis Ford Coppola nel 1972 ha ambientato alcune scene del suo eccezionale affresco su una famiglia mafiosa italoamericana. Una pellicola che lascia incollati allo schermo e che, dopo averla vista, lascia incollati anche a Savoca, paese in provincia di Messina che è l’essenza della Sicilia. Da qualsiasi parte lo si guardi, l’orizzonte offre scenari sempre nuovi: dall’azzurro del mar Jonio all’aspra costa calabra, dai verdi monti Peloritani all’Etna maestoso, dalle cisterne scavate nella roccia alle case separate da strapiombi dove attecchiscono il cappero e la ginestra. Panorami sempre diversi che danno credito al detto popolare secondo il quale Savoca ha sette facce. Si intuisce che le pietre millenarie, i conventi, le piante, il vento, il mutevole paesaggio, persino il silenzio e i morti imbalsamati nelle catacombe, hanno una voce: raccontano storie affascinanti che emergono da un polveroso passato.
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